Cambiamento climatico in Basilicata

Il Centro studi di Ecogest: "Il Mediterraneo è tra le aree più colpite dal riscaldamento globale, con un aumento delle temperature che supera del 20% la media mondiale. La Basilicata non è esente da questa realtà, e le proiezioni future sono a dir poco preoccupanti".

La Basilicata sta affrontando una sfida senza precedenti. Sebbene oggi la regione non sembri tra le più colpite dal cambiamento climatico, è in una posizione strategica che la rende particolarmente vulnerabile agli impatti del riscaldamento globale. Con un aumento incontrollato delle temperature, periodi di siccità prolungati e incendi devastanti che si fanno sempre più frequenti, la situazione sta rapidamente evolvendo verso scenari preoccupanti. Se non si interviene con urgenza, il futuro della regione sarà segnato da danni irreparabili. E’ quanto emerge da una ricerca del Centro Studi Cambiamento Climatico di Ecogest. “Il Mediterraneo è tra le aree più colpite dal riscaldamento globale, con un aumento delle temperature che supera del 20% la media mondiale. La Basilicata non è esente da questa realtà, e le proiezioni future sono a dir poco preoccupanti. I fattori di rischio come la desertificazione, l’erosione del suolo e la crescente frequenza degli eventi estremi mettono a rischio le risorse idriche, la sicurezza del territorio e le attività economiche. In particolare, la dispersione idrica, con la Basilicata che detiene uno dei tassi più alti d’Italia, rappresenta una delle sfide più urgenti da affrontare”, si legge. “Se oggi la Basilicata sembra meno esposta a eventi estremi rispetto ad altre regioni, la realtà sta cambiando velocemente: negli ultimi trent’anni le temperature medie sono aumentate e il numero di giorni con temperature superiori ai 33°C è triplicato. Con proiezioni che vedono un ulteriore innalzamento delle temperature, la regione – prosegue il report – rischia di diventare sempre più vulnerabile a fenomeni estremi, dai periodi di siccità agli incendi, con pesanti ricadute sulle infrastrutture, sull’agricoltura e sulla qualità della vita”.

Il Mediterraneo, come sottolineato dagli esperti, è considerato uno degli “hot spot” del cambiamento climatico, dove il riscaldamento supera di circa il 20% l’aumento medio globale, accompagnato dalla diminuzione delle precipitazioni. La Basilicata, pur non essendo tra le regioni più colpite al momento, è in costante crescita tra le aree vulnerabili. I fattori di rischio, come la desertificazione e l’erosione del suolo, sono in espansione, con impatti devastanti sulle risorse idriche e sulle economie locali. Le proiezioni future sono allarmanti: la temperatura media potrebbe aumentare ulteriormente, portando a eventi estremi sempre più frequenti. “Il nostro studio – afferma Valerio Molinari, presidente del Centro Studi Cambiamento Climatico e azionista di Ecogest Spa – evidenzia un quadro preoccupante per la Basilicata. Se non si adotteranno politiche tempestive e sostenibili, i rischi aumenteranno. La rapidità dell’intervento è essenziale per limitare i danni e proteggere il futuro della regione. Le infrastrutture idriche e stradali devono essere adattate con soluzioni innovative che ci permettano di affrontare la nuova realtà climatica”.

Dall’evidenza dei numeri dello studio di Ecogest “risulta evidente che la manutenzione delle reti infrastrutturali sia fondamentale quando si parla di infrastrutture stradali e della loro capacità di essere resilienti agli effetti del cambiamento climatico”. “Le soluzioni esistono, e sono molteplici – continua Valerio Molinari -. Innanzitutto, bisogna pianificare e rimodulare la manutenzione supportandola attraverso soluzioni come telecamere online, stazioni meteorologiche, sensori di carico stradale, sistemi telematici avanzati in grado di regolare il flusso del traffico e di evitarne la congestione. Importante anche la scelta di nuovi impianti a verde, che influisce sullo stato di conservazione delle infrastrutture stradali e autostradali. Tra le soluzioni potremmo pensare, per l’esempio, a piante ed alberi autoctoni nei nuovi impianti, razionalizzazione e adeguamento della pianificazione degli interventi di manutenzione, applicazione di nuove tecnologie di studio e controllo alla manutenzione del verde, a partire dai droni e dal monitoraggio continuo dello stato della vegetazione”

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