Boschi vetusti in Basilicata: al via i rilievi

Inizia il censimento di questi ecosistemi. Cicala: “I boschi vetusti sono un patrimonio unico e ci offrono la possibilità di osservare ambienti naturali rimasti quasi intatti nel tempo. Questo lavoro di studio e perimetrazione è una scelta di responsabilità verso le generazioni future”

Dopo l’annuncio del nuovo Programma Forestale Regionale 2025-2044, redatto in coerenza con il Piano Strategico Regionale, sono entrati nel vivo i rilievi per individuare anche in Basilicata i boschi vetusti, veri e propri scrigni di biodiversità. Si tratta di ecosistemi unici, dove l’intervento umano è assente o minimo, capaci di conservare intatti i loro equilibri naturali.

Perché un bosco possa essere considerato vetusto deve avere alcune caratteristiche ben precise: la presenza di specie autoctone, una biodiversità sviluppata grazie all’assenza di disturbi da almeno sessant’anni, processi naturali di rigenerazione e invecchiamento e un’estensione di almeno 10 ettari (riducibili a 2 solo in casi particolari).

La Basilicata può già vantare un importante riconoscimento internazionale: la faggeta di Cozzo Ferriero nel Parco Nazionale del Pollino, inserita dall’UNESCO tra le 13 faggete italiane patrimonio mondiale dell’umanità.

I primi studi sui boschi vetusti lucani sono partiti con il progetto “Foreste Vetuste in Italia”, promosso dal Ministero dell’Ambiente, e proseguiti nel 2013 con l’iniziativa “Costituzione della rete dei boschi vetusti nei parchi nazionali dell’Appennino meridionale”, che ha visto il Parco del Pollino come capofila.

Oggi, grazie alla collaborazione tra l’Ufficio Foreste e Tutela del Territorio e il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi della Basilicata, i primi siti sono stati inseriti nel portale nazionale SIAN – Sistema boschi vetusti, messo a disposizione dal MASAF (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) sotto la guida del Ministro Francesco Lollobrigida.

L’intesa è stata rafforzata con un nuovo accordo finanziato dal Fondo per le Foreste italiane, che permetterà di aggiornare e delimitare le aree già studiate e di raccogliere ulteriori dati fondamentali per la verifica dei requisiti previsti dalla normativa nazionale.

I primi risultati di questo lavoro saranno presentati dall’Ufficio Foreste e Tutela del Territorio dal 1° al 3 ottobre a Firenze e Vallombrosa, durante la Conferenza Internazionale “Foreste Vetuste e Antichi Alberi. Un tesoro di Natura, Vita e Cultura” organizzata dall’Arma dei Carabinieri. Successivamente seguiranno eventi tematici in Basilicata, coinvolgendo enti locali, parchi, Carabinieri Forestali, associazioni e cittadini.

“I boschi vetusti – sottolinea l’assessore regionale alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Carmine Cicala – sono un patrimonio unico e ci offrono la possibilità di osservare ambienti naturali rimasti quasi intatti nel tempo. La loro maggiore complessità strutturale li rende più resilienti ai cambiamenti climatici, un valore aggiunto che dobbiamo preservare con impegno. Questo lavoro di studio e perimetrazione – prosegue Cicala – oltre a essere un obiettivo del Piano Strategico Regionale, è anche una scelta di responsabilità verso le generazioni future, che potranno beneficiare di foreste più naturali, ricche di biodiversità e in grado di contrastare il riscaldamento globale”.

Ad oggi, sono dieci i siti individuati in Basilicata: sei nel territorio del Parco Nazionale del Pollino e quattro nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese. Si trovano in aree montane difficili da raggiungere e rappresentano un eccezionale esempio di foreste vetuste in Europa, con cicli naturali ancora intatti, alberi monumentali, necromassa abbondante e un’elevata diversità strutturale.

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