"Il filosofo Fernando Savater scriveva: 'La società esiste per aiutare gli individui a realizzare i loro desideri e rettificare i loro errori, non per immolarli punitivamente agli idoli della tribù'.
Che senso ha perseverare in fallimentari politiche proibizioniste, che hanno regalato alle narcomafie un mercato che vale decine e decine di miliardi di euro e che hanno trasformato una questione socio-sanitaria in questione di ordine pubblico". Lo dichiara Maurizio Bolognetti, segretario lucano dei Radicali Italiani, in riferimento al sostegno del deputato Salvatore Margiotta all'iniziativa dei parlamentari per la legalizzazione delle droghe leggere.
"Per ben due volte – prosegue – ho scelto di praticare la strada della disobbedienza civile con Rita Bernardini per contestare le leggi sull’uso e l’abuso di droghe che considero criminogene, illiberali, liberticide, lesive di uno dei principi cardine della civiltà giuridica liberale: quando non c’è vittima, non c’è reato
L’alcolismo è un problema socio-sanitario e il nostro Stato lo affronta come tale. Ad essere punito, infatti, non è il consumo di alcol, ma la guida in stato di ebbrezza o l’ubriachezza molesta. Tradotto: non si punisce uno status, quello dell’essere ubriachi, alcolizzati o il semplice uso ricreativo di sostanze alcoliche, ma la punizione scatta quando, sotto l’effetto di queste sostanze, si mette a repentaglio la vita altrui o si diventa molesti.
Servirebbe un approccio proibizionista sugli alcolici? La risposta è no. Il fallimento di questa politica lo abbiamo sperimentato con il proibizionismo sugli alcolici in vigore negli Usa negli anni ’20. E dovrebbe pur far riflettere il fatto che in “C’era una volta l’America” c’è una scena in cui i gangster piangono la fine del proibizionismo.
Dovremmo chiederci se le politiche proibizioniste abbiano prodotto risultati positivi o se, per caso, non abbiano contribuito alla diffusione e all’uso di ogni tipo di droga, per le dinamiche scatenate da un approccio che ha consegnato il mercato nelle mani della criminalità organizzata, garantendo alle narcomafie eccezionali profitti. La liberalizzazione, di cui qualcuno parla, è quella che vige adesso e che ha scatenato una guerra inutile e perdente. Non a caso noi vogliamo regolamentare, legalizzare e controllare, separando per esempio il mercato delle cosiddette droghe leggere dal mercato delle cosiddette droghe pesanti.
Giancarlo Arnao, nel suo interessante libro “Proibito capire”, scriveva: “L’idea di proibire l’uso delle cosiddette droghe ha nella storia molti precedenti cui vale la pena accennare, anche perché riguardano in particolare due sostanze che poi sono entrate nell’uso comune: caffè e tabacco”. Come è noto, la passione per il tabacco non è affatto venuta meno e qualche risultato è stato ottenuto non grazie al taglio di nasi e orecchie, ma attraverso una capillare opera di informazione sui rischi connessi all’uso e all’abuso e attraverso il divieto di campagne pubblicitarie.
Il tabacco uccide nel nostro paese migliaia di persone e altrettanto dicasi per l’abuso connesso all’utilizzo di sostanze alcoliche, ma nessuno oggi pensa di risolvere la questione attraverso un approccio proibizionista e, a dire il vero, l’uso di alcol è abbondantemente pubblicizzato con messaggi a volte sconcertanti. Sempre Arnao fa riflettere quando definisce il proibizionismo moderno un proibizionismo di tipo verticale, che suddivide il campo “fra sostanze “buone”, il cui uso è lasciato alla responsabilità individuale, e sostanze “cattive”, rigorosamente proibite a chiunque e in qualsiasi circostanza.
Domanda: perché proibire l’uso della cannabis e consentire l’uso di sostanze come il tabacco e l’alcol? Scriveva Amato Lamberti nel 1988: “E’ il proibizionismo che consegna alle organizzazioni criminali sia il monopolio che il controllo e la direzione delle dinamiche espansive del mercato delle droghe nel mondo”.
E’ davvero curioso notare come l’alcol, il cui abuso dà dipendenza fisica e che ha una dose letale e gravi effetti sul fronte della tossicità acuta e cronica, sia legale, mentre la cannabis, che non ha una dose letale, sia proibita.
Scriveva Thomas Jefferson nelle sue “Note sullo stato della Virginia”: “Se il governo ci prescrivesse le medicine e le diete, il nostro corpo sarebbe come la nostra anima. Così in Francia una volta l’emetico è stato proibito come medicina e la patata come genere alimentare”.
Ciò detto, non posso che complimentarmi con Salvatore Margiotta per il sostegno ad una legge, che se approvata sarebbe un autentico provvedimento antimafia e ripristinerebbe almeno in parte una civiltà giuridica perduta".
BAS 05