Benedetto commenta il Report 2012 dell’Eni in Basilicata

A parere del consigliere dell’Idv “è sempre forte il rischio per la regione di diventare hub energetico del gas”

“Il ‘Local report 2012 dell’Eni in Basilicata’ se sul fronte petrolio fotografa la situazione della presenza Eni, confermando il mio giudizio che ‘il gioco non vale la candela’, sul fronte del gas non fa alcun riferimento al rischio che la Basilicata, nell’ anno che sta per cominciare, si trovi nel mezzo dei gasdotti che vengono dall’Algeria e dalla Libia e delle condotte che porteranno gas dalla Turchia e dall’Azerbaigian coronando il ‘sogno’ del Ministro Passera, condiviso dall’a.d. Eni Scaroni, di trasformare il nostro territorio in ‘hub energetico del gas’ per interessi che non hanno nulla a che fare con quelli delle nostre comunità locali, a partire dalla Valbasento”. E’ quanto afferma il consigliere regionale di Idv Nicola Benedetto per il quale “il grande affare per società russe e comunque estere di gas, attraverso l’avallo di Eni e Governo, è lo stoccaggio del gas, che ha come presupposto le operazioni di svuotare velocemente 472 pozzi esistenti in regione e dare attuazione al Progetto Geogastock”.

“Ma a parte la nostra tenace opposizione e delle comunità locali della Valbasento che proseguirà a manifestarsi nel 2013 – aggiunge – dall’Istituto per la competitività (I-Com) arriva un secca bocciatura dell’idea progettuale di far diventare l’Italia un hub del gas sud-europeo, puntando fortemente sulla realizzazione di infrastrutture strategiche. ‘Sarebbe opportuno chiedersi perché i vari attori del mercato non stanno realizzando queste infrastrutture, peraltro già molto incentivate. Forse perché non convengono per via di una domanda destinata a rimanere molto modesta?’ – si chiede Stefano da Empoli, presidente I-Com -. La più grave carenza della Sen (Strategia Energetica Nazionale) sulla questione gas è un’approfondita analisi di scenario sulle prospettive della domanda, senza la quale non comprendiamo come si possa ragionare sull’adeguatezza dell’offerta”.

“Altro tema delicato – prosegue ancora Benedetto – è il costo eccessivo della bolletta per famiglie e imprese, secondo l’Istituto, determinato da una serie di fattori strutturali, quali la scarsa competitività del prezzo del gas rispetto ai Paesi nostri vicini e un mix sbilanciato verso gli idrocarburi. Per questi motivi è poco realistico immaginare che la bolletta elettrica scenda nei prossimi anni, mentre la Sen dovrebbe porsi invece l’obiettivo minimo di mantenere il prezzo dell’energia elettrica tendenzialmente stabile di qui al 2020, cercando, attraverso vari strumenti, di compensare gli aumenti già previsti o facilmente prevedibili, ascrivibili all’incentivazione delle rinnovabili e ad altri elementi come gli accumuli o gli altri maggiori oneri derivanti dalle rinnovabili. Per me dunque la vicenda Geogastock è da considerare tutt’altro che archiviata e prima dell’avvio dei lavori – afferma – richiede un’informativa dettagliata e puntuale della Giunta oltre che un dibattito di approfondimento in Consiglio”.

Per l’esponente di Idv “troppe questioni restano ancora irrisolte a partire, come rilevano le associazioni ambientaliste, dalle problematiche di bonifica dei pozzi di stoccaggio del gas sui quali la società ed il ministero dello Sviluppo Economico non hanno fatto conoscere l’avvio dei lavori. Un’informativa ufficiale – dice Benedetto – deve essere fornita sulle condizioni stabilite di cosiddetta compensazione economica secondo le quali nella fase di avvio del progetto, la società dovrà corrispondere un milione a ciascuno dei comuni interessati (Ferrandina, Grottole e Salandra) e 6 milioni alla Regione, a cui si aggiungeranno altri 250mila euro l’anno (a valore indicizzato) per tutta la durata della concessione. Continuo a sostenere che per interessi di lobby economiche, rappresentate dalla società russa, e interessi geo-politici in campo energetico il territorio è stato svenduto in un gioco al ribasso che impedisce, di fatto, ogni possibilità di programmare altre azioni di sviluppo e soprattutto di occupazione più consistente della manciata di posti di lavoro promessi dalla Geogastock”.

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