AUTOMOTIVE, FIOM CGIL, NIDIL CGIL e CGIL SU TRATTAMENTO ECONOMICO

Sono a oggi un migliaio i lavoratori in somministrazione in Fiat e nell’indotto di Melfi in Basilicata che ricevono una retribuzione complessiva inferiore a quanto a loro dovuto, sia in termini di premialità che di sottoinquadramanto, vivendo in condizioni di lavoro precarie. Lo stesso vale per i 1.500 interinali Fiat assunti in un secondo momento con il Jobs Act, che hanno ricevuto dunque da interinali lo stesso trattamento. E’ quanto denunciano in una conferenza stampa Simone Marinelli Cgil Nidil nazionale, Roberto D’Andrea Fiom Cgil nazionale, Angelo Summa segretario generale Cgil Basilicata e Massimo Brancato, responsabile Fiom Cgil Basilicata.
La Fiom constata che solo oggi anche altri sindacati confermano quanto denunciato nelle assemblee e nei volantini circa la mancata applicazione della legge e del contratto nazionale da parte di Fca, Cnhi e delle agenzie. I lavoratori in somministrazione che in questi anni hanno lavorato o che a oggi lavorano negli stabilimenti Fca, Cnhi e Magneti Marelli hanno diritto alla «parità di trattamento economico e normativo» sia secondo il Ccnl delle agenzie per il lavoro, sia secondo quanto previsto dal D.Lgs. 81 del 15 giugno 2015, sia secondo quanto previsto da una direttiva del parlamento e del consiglio europeo.
In Fca e Cnhi, invece, non è così. In seguito alle verifiche fatte sulle buste paga dei lavoratori in somministrazione negli stabilimenti Fca e Magneti Marelli risulta infatti che dal primo luglio 2015 a molti lavoratori non è stato riconosciuto l'adeguamento della «retribuzione base» per un importo pari a 140,6 € mensili. Questo significa che un lavoratore in somministrazione in forza al primo luglio 2015, a cui non è stata adeguata la «retribuzione base», ha un ammanco mensile di 140,6 euro  e annuo di 1.820 euro (oltre all'incidenza sulla tredicesima mensilità e su tutti gli altri istituti contrattuali). A questa somma va aggiunta la quota trimestrale dell' elemento retributivo per raggiungimento obiettivi piano industriale 2015-18  pari a 82,5 euro a trimestre, il così detto «premio» che non viene erogato ai lavoratori in somministrazione e che in un anno di lavoro equivalgono a 3.280 euro in meno. Una premialità sottratta  in quanto con il «Contratto Fiat» i sindacati firmatari – fatta eccezione per la Fiom Cgil – e l'azienda hanno deciso di fissare le condizioni di accesso al pagamento di «elemento retributivo per efficienza» ai lavoratori in forza al 31 dicembre dell'anno di riferimento, escludendo di fatto i lavoratori internali.
Secondo la CGIL non viene così rispetto il principio della parità di trattamento economico, che sancisce pari mansione e pari salario, ritenendo che anche gli elementi «premiali» a partire dalla «parte fissa» di 308/330 euro annui dell'«elemento retributivo per il raggiungimento degli obiettivi del piano industriale 2015-2018» debbano essere erogati anche ai lavoratori dipendenti dalle agenzie.
La Fiom, che ha provveduto ad avviare nei confronti della direzione aziendale tutte le iniziative utili a garantire le giuste e dovute retribuzioni, invita le lavoratrici e i lavoratori a contattare i delegati e le strutture Fiom e NidiL territoriale per una verifica delle buste paga. Sul sito web www.somministratimelfi.it sono pubblicati tutti i numeri utili con cui contattare il sindacato. Sono già stati presi provvedimenti nei confronti di 4 agenzie del lavoro dell’area di Melfi, alle quali ieri è stata inviata una lettera per la convocazione di un incontro. Non si esclude, inoltre, di rivolgersi alla magistratura. Il mancato rispetto del principio della parità di trattamento si unisce al già denunciato impedimento ai lavoratori interinali alla partecipazione alle assemblee sindacali informative indette dalla Fiom Cgil da parte del consorzio ACM, attraverso un escamotage.
Afferma Angelo Summa: “Ci muoviamo in un quadro legislativo complesso. Da un lato c’è la precarizzazione del lavoro che frantuma i diritti universali dei lavoratori, i quali devono essere sono in capo alle persone e non alle tipologie contrattuali, come stiamo portando avanti con le firme per la proposta di legge popolare delle Carta dei diritti universali del lavoro e dei tre quesiti referendari che la sostengono. Dall’altro ci sono dei principi ancora intoccabili come quello della parità del trattamento economico che non possono essere violati. Se l’indotto più importante del mezzogiorno, che in Basilicata ha all’attivo 3.000 lavoratori ha anche 1.000 interinali sottopagati, possono esserci due spiegazioni: c’è una questione di convenienza da parte delle agenzie del lavoro o c’è un accordo tra queste e i datori di lavoro. Appare evidente  come la battaglia della Cgil Basilicata debba giocarsi su due livelli: il rispetto dei diritti e il ripristino della legalità in un sito così importante, che coinvolge con l’indotto 15.000 lavoratori. C’è sviluppo solo laddove c’è legalità. La Basilicata – conclude – deve essere il luogo in cui si rispettano le regole. E’ il momento che anche gli organi ispettivi facciano la loro parte affinché ciò avvenga altrimenti il rischio è che si ripeta quanto accaduto in Val d’Agri”.
B3

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