Qui di seguito la richiesta di rettifica inviata dall’editorialista de “La Nuova del Sud” Nino Grasso al direttore dell'Ufficio stampa della Giunta, Massimo Calenda.
“E' sempre antipatico polemizzare sul piano personale, tanto più dinanzi a citazioni pseudo-intelligenti, improntate ad una rozzezza di pensiero, che non meriterebbero di uscire dalla penna di un collega. Sempre che l'attuale direttore dell'ufficio stampa della giunta regionale – la cui scrivania è stata occupata per qualche anno anche da chi scrive – consideri alla sua altezza un modesto editorialista di periferia, chiamato in passato a far da “portavoce” a ben due presidenti di Regione, non per rapporti familiari o amicali, ma (come ci piace sperare) per un pizzico di professionalità. Quella stessa professionalità che, al posto di Massimo Calenda, ci avrebbe suggerito di leggere e afferrare fino in fondo, tanto nel merito tecnico quanto sul piano politico, il senso di un articolo, che nel nostro piccolo ci siamo sforzati di rendere morbido nei toni ed elegante nella prosa. Ben sapendo che sono sempre i lettori a decidere sul successo o meno di tale tentativo.
Prendiamo atto che, di una simile preoccupazione, non v'è traccia nella lettera di Calenda, il quale ricorrendo, senza stile e con molta approssimazione, ad un paio di allusive volgarità (a detrimento dello stesso prestigio dell'ufficio stampa che egli attualmente dirige), ha mostrato di non comprendere quel richiamo alla “lucanità” tradita. Forse perché della Basilicata e dei suoi uffici regionali ha scoperto l'esistenza solo quando il presidente Bardi gli ha consentito, in barba ad ogni legge e contravvenendo alle stesse disposizioni della Corte dei Conti, di portare a casa uno stipendio che gli altri direttori dell'ufficio stampa – a partire da chi scrive – non avrebbero mai avuto il coraggio di “pretendere”. Sia per pudore. Sia perché in fondo noi lucani, caro Calenda, non siamo fatti della stessa pasta dei napoletani.
Tornando al merito della vicenda, ci limitiamo a ribadire – avendolo già scritto con chiarezza – che un presidente di Regione, chiamato a rappresentare il “nuovo”, come Vito Bardi ha più volte annunciato in campagna elettorale, avrebbe dovuto fare acquistare dall'Ufficio Provveditorato della Regione non un “Suv” Mercedes, ma una vettura altrettanto comoda, dignitosa, poco impattante sull'ambiente, come la Jeep Compass prodotta nello stabilimento Fca di Melfi. Avrebbe fatto risparmiare l'Ente. E al contempo avrebbe dato un bel segnale alla comunità. Peccato che anche Bardi non sappia dove stia di casa la ‘lucanità’”.