Nel centesimo anniversario della rivolta contadina nelle campagne argentine, il presidente del Consiglio regionale e il presidente della Crle ricordano il lucano Francesco Netri, originario di Albano di Lucania, che fu protagonista di quelle lotte
Il 25 giugno 1912 nella sede della Società italiana di Alcorta, vicino alla città di Rosario (Argentina), si svolse la prima assemblea dei contadini che rivendicavano la modifica dei vecchi patti agrari. Ad organizzare quell’assemblea, che la stampa dell’epoca definì “il grido di Alcorta” (“Grito de Alcorta”) fu l’avvocato Francesco Netri, originario di Albano di Lucania, che si era trasferito in Argentina nel 1897 ed insieme a molti altri emigranti italiani e lucani fu fra i protagonisti delle lotte contadine di quel periodo.
Nel centesimo anniversario di quell’evento, il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Vincenzo Folino, ed il presidente della Commissione regionale dei lucani all’estero, Antonio Di Sanza, hanno scritto un messaggio al sindaco di Alcorta Vicente Martelli, al presidente della Federazione dei lucani in Argentina Rocco Terracina ed al presidente dell’Associazione dei lucani di Rosario Gerardo Di Paolo nel quale ricordano che il “Grido di Alcorta fu un evento storico di primaria importanza per il popolo argentino e per l’emancipazione del mondo contadino, che vide fra i protagonisti molti emigranti italiani e, fra questi, molti nostri corregionali”. Folino e Di Sanza si rivolgono anche ai parenti e ai discendenti di Francesco Netri, che vivono a Rosario e sono impegnati attivamente nell’associazione dei lucani.
“Rocco Curcio, già presidente della Commissione dei lucani all’estero, in un articolo per la rivista del Consiglio regionale (Mondo Basilicata n. 2/2004) – scrivono Folino e Di Sanza -, ha ricordato che lo slogan del primo manifesto della Federazione Argentina dei lavoratori della terra, promossa da Francesco Netri nel pieno della battaglia dei contadini di Alcorta e Bigand del 1912, era raccolto nella frase: ‘la forza della nostra ragione è tale che non serve appellarsi alla ragione della forza’. Una frase che resta attuale per quanti, cento anni dopo quegli eventi, hanno a cuore i valori della democrazia e della libertà e conservano l’amore per la terra e per il mondo contadino. Netri pagò con la vita il suo attaccamento a quel mondo e alla lotta per i diritti dei contadini, e noi crediamo sia doveroso rendere omaggio a questo nostro conterraneo morto per il riscatto dei lavoratori della terra che rivendicavano pane e libertà”.
“Netri aveva promosso un sindacato, cioè uno strumento che si rivelò vitale per la difesa dei diritti dei piccoli e medi coltivatori – aggiungono i due esponenti delle istituzioni lucane -, trasformando ‘il grido’, cioè la ribellione delle masse contadine, in lotta sindacale e politica democratica, che seppe rappresentare l’interesse generale della popolazione. E sono molte le analogie fra quel movimento e le vicende che nell’immediato dopoguerra e negli anni ’50 del secolo scorso caratterizzarono le lotte per la terra in Basilicata e nel Mezzogiorno d’Italia, contribuendo a modernizzare la società italiana e a far crescere la democrazia. Anche per questo ci sentiamo particolarmente vicini alle vostre celebrazioni, all’epopea sindacale degli argentini e dei tanti italiani e lucani che furono protagonisti di quelle lotte di centro anni fa”.
“Ai giovani, ai quali ci accingiamo a lasciare un mondo sempre più difficile e complesso, pieno di problemi, di contraddizioni ma anche di potenzialità – concludono Folino e Di Sanza -, resta il compito di coltivare la memoria degli eventi come il ‘Grito de Alcorta’, perché solo con solide radici nel passato sarà possibile costruire un futuro migliore”.