A Colobraro una serata sull’emigrazione

Presentato il libro collettivo della casa editrice Edigrafema che racchiude le storie di quanti, per scelta ma soprattutto per necessità, hanno lasciato il borgo lucano per ridisegnare il proprio destino negli Stati Uniti d’America, in Brasile, Argentina, Germania, Canada

Un momento dell'incontro

“Colobraro. Diario di comunità” è il titolo del libro collettivo sull’emigrazione presentato sabato scorso nel ‘Paese della magia’, in una sala conferenze particolarmente gremita, alla presenza di diversi autori dei contributi, alcuni dei quali in collegamento dal Canada, dall’Argentina, dagli Stati Uniti e dal Brasile.

Nel corso dell’evento, coordinato dalla consigliera comunale e provinciale Concetta Sarlo, principale animatrice dell’iniziativa realizzata nell’ambito del progetto “Turismo delle Radici” del ministero degli Affari Esteri, sono intervenuti il presidente del Consiglio regionale e dei Lucani nel mondo Marcello Pittella, il sindaco Nicola Lista, l’editrice di Edigrafema Antonella Santarcangelo, la referente del progetto Italea Elvira De Giacomo e lo storico dell’Università degli studi della Basilicata Carmine Cassino.

Tanti i racconti che, nel corso della serata, hanno unito vite e luoghi lontani nel tempo mettendo a confronto più generazioni. E non sono mancati momenti inaspettati, come quello della condivisione di una recente scoperta di Maria Sarlo e Tony Mastadonna legata all’ideatore dell’iconico logo della NASA, l’Agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale e della ricerca aerospaziale degli Stati Uniti d’America. Nelle vene di James Joseph Jim Modarelli, infatti, scorreva sangue colobrarese.

 

LE STORIE RACCONTATE NEL VOLUME – IN BREVE

Tony, Stati Uniti d’America

Tony viene per la prima volta a Colobraro nel 2021 e ne resta folgorato. Aveva sentito parlare tanto del paese in cui i suoi bisnonni, Concetta Altieri e Vincenzo Gesualdi, erano nati, per poi lasciarlo e partire verso la terra del “Milk and Honey”, del “latte e miele”. A Colobraro ha potuto ricongiungersi alla sua famiglia italiana, con cui è in costante contatto. Da sempre, dedica il suo tempo alla ricerca storica e genealogica dei suoi antenati e dei colobraresi in Ohio. Nel libro ha raccontato la sua vita familiare, le vicende socioculturali di oltre un secolo in quella città dove risiede la più grande comunità di colobraresi all’estero: Youngstown. È considerato l’Ambassador Colobrarese in America.

Nick, Canada

In Viale Europa, al civico 3, esiste ancora la casa di Raffaele Guarino, l’unico della famiglia ad aver scelto di non emigrare in Canada. Ogni anno, suo nipote Nick e il fratello Tony venivano in paese per la bella stagione. A Colobraro erano conosciuti come i nipoti di “Angiulinë da Laurë”. L’amore di Nick per le sue radici fu così profondo da orientare i suoi studi universitari verso un percorso che gli avrebbe permesso di “conoscersi” meglio, di indagare la sua amata terra di origine e di avviare una ricerca storica e linguistica sul colobrarese. Nick studiò prima antropologia e lettere, poi etnografia. Frequentò la dimora romana di Albino Pierro, il quale si complimentava con lui perché parlava il “Culuvrarésë tostë” (il colobrarese duro), la lingua arcaica ferma nel tempo di Montréal. Il suo amore per il paese è così forte da spingerlo a chiamare il suo secondogenito Lucano Ionio.

Maria e Amanda, Brasile

Maria incontra Amanda a Colobraro, fu un incontro fortuito ma la sua storia risvegliò qualcosa in lei. Ripensò a sua nonna Maria che nel 1925 si trovava al porto di Napoli, pronta a salpare per la “Merica” con i suoi sogni e il suo coraggio. Ma la nave era già piena. Tornò indietro. Quel viaggio mai compiuto cambiò la sua vita e quella di Maria. Quel viaggio mancato fa parte della sua storia che rivive oggi nella trama delle vite intrecciate delle sue antenate e di quelle di Amanda, avi che riemergono e si alternano come in un racconto magico sudamericano.

Rosa racconta la storia di Giuseppe e Francesco, Argentina

Rosa era legatissima a suo zio paterno, Giuseppe, emigrato in Argentina. Il loro era un legame forte, rafforzato dalle numerose lettere e foto, il cui arrivo era sempre una grande festa. Ancor più quando suo cugino Francesco si laureò in Psicologia. Francesco aveva studiato nel Collegio Universitario del Salvador di Buenos Aires, un prestigioso centro di formazione della classe dirigente argentina gestito dai gesuiti. Lì, ebbe un professore e guida culturale d’eccezione: Jorge Mario Bergoglio. Quando il futuro Pontefice lasciò l’incarico, fu proprio Francesco a succedergli come professore ordinario di psicologia. Qual è il significato più intimo, per le famiglie rimaste in Italia, nel vedere i propri cari emigrati non solo prosperare ma affermarsi in un’altra Nazione? Come si concilia il grande orgoglio per un successo costruito sui sacrifici e la distanza con il dolore per la separazione?

Elvira, Germania

Quella di Elvira è una storia di resilienza, coraggio e tenacia. A soli quindici anni fu la prima della famiglia a emigrare in Germania. Lei, che aveva visto crescere sua madre, suo padre e i suoi fratelli in un piccolo paese, si rendeva conto di quanto fosse cambiato il loro mondo. Da una vita di difficoltà e sacrifici a una nuova vita in Germania, più promettente, anche se non senza le sue sfide. La famiglia aveva una forza che li univa: l’amore e la determinazione di fare del meglio per il futuro di ciascuno.

Artuto, Stati Uniti

In tanti ricordano ancora Artuto De Pizzo. Aveva il suo negozio in Via Maria SS. D’Anglona. Era suddiviso in tre ambienti, un’ampia sala dedicata alla vendita, sul cui retro si trovava il laboratorio sartoriale e, separato da un divisorio, c’era il camerino, il luogo in cui provare le sue creazioni. Non aveva l’insegna, tutti sapevano di andare da Arturo l’Americano.

Giuseppe, Germania

“La lontananza lentamente ti rende un estraneo e finisci con il perdere di vista la tua vera identità, cercando di adeguarti a luoghi e persone nuove, ma è solo un compromesso con l’esistenza”. Giuseppe vive la sua giovinezza tra i due poli opposti, da un lato Colobraro e dall’altro Schlierbach. Nel suo racconto, intimo e familiare, invita i lettori a una riflessione profonda: chi siamo quando siamo lontani da casa?

La famiglia Matinata, tra Brasile Stati Uniti e Italia

La vicenda della famiglia Matinata si snoda tra Brasile, Stati Uniti e Italia, in un intreccio di partenze, ritorni e nuovi inizi. Dai campi di caffè brasiliani al lavoro come giardinieri a Orange, nel New Jersey, passando per le difficoltà legate alla cittadinanza e alla guerra nel Vietnam. Dalla “fusione” delle tre culture – italiana, brasiliana e americana – in che modo questo vagare ha plasmato l’identità dei discendenti di Michela?

Giuseppe, Grecia

Quella di Giuseppe è una storia fatta di viaggi, ritorni, incontri, addii, misteri, incanti. Scandita nel tempo dagli ingranaggi complessi dei luoghi che divennero “casa” ma con delle lancette che puntano sempre al paese natio. Aveva nelle mani l’arte degli orologiai, nelle gambe la forza per scalare le vette dei Balcani e negli occhi, appariva ancora, il riflesso nostalgico dell’orizzonte della Grecia.

Nancy, Canada

Cosa significa davvero portare con sé le proprie radici in un nuovo Paese? E quale identità scegliere: quella del luogo di origine o quella del luogo di emigrazione? È la complessa “matassa” che Nancy Giacomini, docente di italiano a Montréal, prova a sbrogliare nel suo prezioso contributo incluso nel libro. La sua analisi offre una prospettiva profonda sull’attaccamento e sull’evoluzione dell’identità per le comunità italiane nel mondo.

 

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