"E’ giunto il tempo di un cambiamento radicale di questa che è l’ennesima “presa in giro” di una classe dirigente piegata solo a dimostrare il proprio peso politico attraverso i clienti che vengono nominati negli enti. Tranne alcune rare eccezioni, possiamo affermare, senza ombra di smentita, che le regole oggettive e la trasparenza, ma anche il ridimensionamento di enti inutili e ridondanti, restano concetti astratti e lontani dalla cultura di Governo imperante in questa Regione". E' quanto afferma il segretario generale della Cgil lucana, Antonio Pepe, commentando le recenti nomine effettuate dal Consiglio regionale.
"Ciò accade soprattutto per le commissioni come quella per le pari opportunità, dove il buon senso e la ragionevolezza sono state smarrite. Sottolineiamo, inoltre, il fatto che la legge sulla rappresentanza andava modificata dal Consiglio regionale ben prima di effettuare le nomine.
Riteniamo inconcepibile il fatto che nonostante vi sia depositata, presso il Consiglio regionale, una proposta di legge popolare sulla rappresentanza, avanzata dai Sindacati confederali lucani CGIL CISL UIL il Consiglio non abbia trovato il tempo, durante la precedente consiliatura e l’avvio dell’attuale, di operare in questo senso.
Tale intervento avrebbe potuto dare un nuovo impulso alla stessa commissione trasformandola da luogo chiuso e autoreferenziale a spazio aperto di confronto e della partecipazione non solo alle donne nominate ma anche per quelle appartenenti alla società civile nelle sue diverse espressioni, dal mondo del lavoro a quello della cultura, dalle istituzioni alla rappresentanza politica, quest’ultima ancora tutta rigidamente coniugata al maschile.
Almeno si abbia il coraggio di ammettere che questi “riti sacri” sono espressione di una cultura di Governo familistica che nulla ha a che fare con la trasparenza, la democrazia e la partecipazione che bisogna realmente perseguire".
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