Matera, Tolbà su esclusione progetto asilo e rifugiati

“Oggi una giovane nigeriana e i suoi tre figli sono stati trasferiti da Matera in un altro progetto del sistema per Richiedenti asilo e rifugiati. Sono i primi a lasciare Matera a seguito dell’esclusione della nostra associazione come Ente gestore dello SPRAR vulnerabili per il Comune di Matera. A breve altre due famiglie saranno trasferite in altri progetti e si ritroveranno a dovere percorrere un nuovo processo di inserimento sociale.
L’Associazione Tolbà – si legge in un comunicato – si è occupata di richiedenti asilo e rifugiati, con passione e convinzione, dal 1995 quando giunsero a Matera i primi bosniaci e poi i curdi; dal 2001 è stata ininterrottamente ente gestore per il Comune di Matera del progetto a favore della protezione e integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati; allora i progetti erano ancora sperimentali e si cercava un modello di accoglienza per coloro che costituivano un fenomeno migratorio nuovo e molto diverso da quello degli immigrati per motivi economici.
Per molti anni abbiamo fatto “sistema” con molte associazioni e molti comuni italiani che avevano scelto di occuparsi di questo particolare settore dell’immigrazione e crediamo di avere dato un ottimo contributo per il miglioramento delle condizioni di vita di questa parte della società, problematica e fragile non solo per la presenza di molte donne sole o con bambini o incinte, ma anche per la presenza di uomini e donne sottoposti a torture e gravi violazioni dei diritti umani nei Paesi di provenienza o con gravi malattie”.
In questi dieci anni, senza pensare di essere presuntuosi, siamo certi di avere contribuito a costruire questo sistema di accoglienza e di tutela che ha dato dignità a centinaia di persone e che è diventato nazionale, cambiando nome nel 2005 e qualificandosi come Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati, rispondendo e attuando quanto previsto dalla legge “Bossi- Fini”.
Il Comune di Matera, “città della pace e dei diritti umani” ha sempre partecipato al Bando dell’ANCI e per più di dieci anni la nostra associazione si è occupata di queste persone, sempre garantendo dignità e sicurezza anche in momenti di difficoltà gestionali ed economiche.
Ma, dopo dieci anni di “onorato servizio” per cause che ancora non siamo in grado di comprendere bene, il nostro progetto, è stato considerato “non finanziabile” dalla Commissione che ha valutato i progetti e resta per Matera il progetto di un altro Ente gestore, entrato nel Sistema di Protezione nel 2005, al quale facciamo gli auguri di ottimo lavoro.
Pur accettando la decisione “dell’esclusione” vogliamo dire con chiarezza il nostro dolore e la forte amarezza anche per il dispendio economico che ne deriva, nel vedere “trasferite” in altri contesti famiglie con bambini piccoli che avevano incominciato a sentire Matera come la loro casa, in cui avrebbero potuto affermare la loro identità: ora dovranno ricominciare ad adattarsi ad una nuova realtà. Vogliamo anche esprimere un profondo senso di rabbia per la ingiustificata dis-ecologia umana e per lo spreco di risorse umane, cui conduce questa decisione della Commissione che ha valutato i progetti; operatori giovani e preparati che hanno investito nella loro formazione umana, relazionale e di competenza, da questo momento non servono più a nessuno e a niente.
Siamo certi che a Matera si continuerà a parlare di Diritti umani e ad agire per la tutela dei diritti: noi certamente continueremo a farlo, anche se in modo diverso dal passato perché privi dei mezzi economici necessari a fare una accoglienza completa ed efficace”.

BAS 05

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