Flovilla (Udc), rete oncologica non abbia gestione bicefala

“I dati del recente rapporto dell'Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) 2011, secondo i quali In Italia la sopravvivenza dei malati di tumore continua ad aumentare, ma al Sud è in una “forbice” tra i 4-10 punti percentuali più bassa che al Centro-Nord, sono un’ulteriore e forte sollecitazione alla necessità di dare rapida attuazione al Progetto Registro Tumori anche in Basilicata”. Lo dichiara il vice coordinatore regionale dell’Udc, Antonio Flovilla.
“Il Rapporto è basato sulle informazioni raccolte dai 31 Registri afferenti alla rete Airtum, che complessivamente copre il 38 per cento della popolazione residente nel Paese. Secondo il rapporto, poi, se si considera l'insieme di tutti i tumori (esclusi quelli di vescica e cute), la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi dei malati oncologici è pari al 50 per cento per gli uomini e al 60 per cento per le donne, dato superiore alla media europea e simile a quello registrato nei Paesi scandinavi, mentre è inferiore a quello degli Stati del Nord America. Inoltre tra il 1990 e il 2007 il periodo di permanenza in vita dei malati di cancro in Italia è aumentato del 14 per cento per gli uomini e del 9 per le donne. Miglioramento che permane anche a distanza di 10 e 15 anni dalla diagnosi.
Il divario Nord-Sud era già noto, ma ora – ha aggiunto Flovilla – l'affermazione è rafforzata dall'accresciuta rappresentatività dei registri del Sud, tra i quali manca ancora quello che ci riguarda da vicino e che è ancor più sollecitato dalle popolazioni della Val d’Agri ,come da quelle del Vulture-Alto Bradano. Le sopravvivenze più basse rilevate al Sud, secondo gli esperti, riguardano tumori diversi per prognosi e disponibilità d'interventi, tendono a persistere anche tra coloro che sono sopravvissuti al primo anno dopo la diagnosi e tra i malati che sopravvivono per più di 5 anni dalla data di diagnosi. Ciò significa che la più bassa sopravvivenza non è limitata ai casi con malattia intercettata in stadio più avanzato. Quest'ultimo elemento suggerisce che le criticità all'interno dei sistemi sanitari delle Regioni meridionali non siano limitate alla fase diagnostica, ma siano presenti anche nelle successive fasi di gestione della malattia.
E’ possibile, che le differenze rilevate tra il Sud e le altre aree del Paese, secondo le conclusioni del Rapporto, siano dovute al ritardo diagnostico che determina la rilevazione della malattia in fase più avanzata e, quindi, con prognosi peggiore; a disuguaglianze nell’accesso ai percorsi diagnostico-terapeutici;
alla qualità dei servizi di diagnosi e cura erogati.

Sarebbe opportuno, come auspicano gli estensori del Rapporto, che le differenze rilevate e le possibili cause individuate diventino, per la sanità pubblica italiana, elementi di approfondimenti e analisi per avviare i necessari interventi di programmazione e controllo. Senza di questi, non vi saranno miglioramenti.
E’ dunque il caso di mettere ordine nella complessa e delicata questione dei programmi di cura e prevenzione delle patologie tumorali: l’Irccs Crob – ha continuato – deve occuparsi di oncologia essendo il cuore pulsante, l’anima, il centro preposto alla definizione delle strategie ottimali per combattere le patologie connesse. Ritengo perciò essenziale che la politica lucana chiarisca presto ruoli e funzioni: non occorrono duplicazioni in un settore ove tecnologie ed interventi sono ad alto costo e le risorse (poche) disponibili non possono essere disperse in più canali.
Se non si comprende ciò, si ritorna alle questioni di campanile o, peggio ancora, di sterile protagonismo delle strutture, tutto a discapito della buona sanità e, quel che più conta, a discapito del cittadino.
Il processo di riordino del sistema sanitario lucano non è stato avviato ieri e non può avviarsi all’inizio di ogni legislatura regionale.
Vi sono degli atti formali (oltre ad investimenti finalizzati) della Regione Basilicata che stabiliscono chi deve fare cosa. Occorre solo dare seguito al contenuto degli stessi, in cui si stabilisce che l’Irccs-Crob si occupa di ricerca, prevenzione, diagnosi, cura delle patologie neoplastiche.
In conclusione, ben venga la rete oncologica le cui maglie, però, devono avere un solo punto di partenza a cui far riferimento e non due, altrimenti tutta l’oncologia ne pagherà le conseguenze negative legate ad una gestione bicefala”.
bas 02

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