“Per quanto riguarda la previdenza con il maxi – emendamento presentato dal Governo a pagare sono ancora una volta le donne: infatti l'aumento dell'età pensionabile per le lavoratrici dipendenti del settore privato e per le lavoratrici autonome e parasubordinate viene anticipato al 2014.
Ricordiamo, inoltre, che nel decreto è stata estesa la finestra mobile per la decorrenza della pensione anche al settore della scuola, che prima ne era esclusa”. E’ quanto affermano in un comunicato le donne della Cgil Basilicata.
“La relazione tecnica al provvedimento – prosegue la nota – dice che il raggiungimento dei 65 anni di età ci sarà nel 2026, ma questo non è vero, infatti, bisogna fare i conti con le altre misure prese da questo Governo: è stata anticipato al 2013 l'aumento dell'età pensionabile per tutti in base alla speranza di vita (aumento di 3 mesi), il secondo aumento scatta nel 2016 ed è pari a 4 mesi (con aumenti di 4 mesi ogni tre anni fino al 2030, per poi prevedere aumenti di tre mesi sempre ogni tre anni dal 2030 al 2050). Inoltre, ci sono le finestre mobili previste dalla rovinosa legge 122/2010 (un anno per le lavoratrici dipendenti, 18 mesi per le lavoratrici autonome e parasubordinate).
Per quanto riguarda l'aumento dell'età pensionabile delle donne inutile dire che la misura serve solo a fare cassa.
Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: la parità non comincia dalle pensioni. In Italia la percentuale delle donne occupate è pari al 46% contro una media europea del 60 %, i bimbi nei nidi sono pari al 18%, i salari rosa sono inferiori del 30% a parità di mansioni con gli uomini, sono 3 milioni e mezzo le donne inattive perché costrette a svolgere i lavori di cura. Ma di quale parità parliamo?
Le donne, se vogliono, possono continuare a lavorare fino al compimento del 65 esimo anno di età. L'età reale di pensionamento delle donne è già oggi più alta di quella degli uomini. Non è un caso che le lavoratrici siano quasi esclusivamente titolari di pensione di vecchiaia: ciò è dovuto al ritardato accesso al mercato del lavoro, ai lavori saltuari, precari ,stagionali, al part-time, alla frammentazione della vita lavorativa, che spesso è piena di buchi contributivi per dedicarsi alla cura dei figli e dei genitori, ai licenziamenti in bianco per maternità ecc.
E come la mettiamo con la crisi che non è ancora passata e con tutti i posti di lavoro persi?
Come la mettiamo con questo Governo che non ha mai preso un provvedimento in favore delle donne, mentre ne ha presi più di uno contro?
Ricordiamo che uno dei primi provvedimenti di questo Governo è stato proprio quello di cancellare la legge 188 del 2006 che vietava i licenziamenti in bianco delle lavoratrici in caso di maternità. E che dire poi dell'azzeramento del fondo per gli asili nido, dell'azzeramento del fondo per la non autosufficienza, del quasi azzeramento del fondo complessivo sulle politiche sociali?
Che dire ancora di questo Governo che nella manovra di luglio ha definanziato totalmente il fondo strategico in cui erano confluite le risorse derivanti dall'aumento dell'età pensionabile delle donne del pubblico impiego?
Le donne della CGIL Basilicata rivendicano il diritto al lavoro per tutti, anche per le sessantenni contro i processi di espulsione, rivendicano la flessibilità e la volontarietà in uscita, rivendicano i servizi. In presenza di tutti questi fattori, infatti, non c'è bisogno di alzare l'età pensionabile perché è certo che le donne da sole sceglieranno di restare a lavoro più a lungo.
Le donne della CGIL Basilicata sono convinte che un'altra manovra sia possibile e che un nuovo ruolo delle sia necessario in un sistema economico e sociale più equo e giusto. Per questo motivo annunciano che metteranno in campo tutte le azioni di mobilitazione necessarie a fare valere le loro ragioni”.
BAS 05