A Venosa evento su V Centenario nascita poeta Luigi Tansillo

Nell’ambito delle manifestazioni di celebrazione del V Centenario della nascita del poeta Luigi Tansillo [1510 – 1568], sabato 11 settembre alle ore 18:00, presso il loggiato del Castello ducale del Balzo, il prof. Tobia Toscano, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II – Dipartimento Filologia moderna, terrà un pubblica conferenza.
“Luigi Tansillo (1510-1568) è probabilmente uno degli l’intellettuali più rappresentativi del pieno Rinascimento napoletano, periodo di vita culturale intensissima, vivace e ricca. La sua storia individuale rispecchia e riassume una condizione diffusa tra gli intellettuali meridionali della seconda metà del Cinquecento. Tansillo, che era stato educato dai principi Sanseverino, secondo la tradizione umanistica più colta e raffinata, aveva avuto forse, tra i suoi maestri, il filosofo Agostino Nifo. Aveva trascorso tutta la sua vita come uomo d’armi e gentiluomo alla corte del Vicerè di Napoli Pietro di Toledo e aveva nello stesso tempo coltivato per tutta la vita le forme più diverse, più vivaci e più colte di scrittura letteraria. Aveva scritto le sue prime opere da ragazzo, a diciassette anni, quando era ancora al servizio dei principi Sanseverino. Un’ecloga pastorale, I due pellegrini, che poi era stata più volte messa in scena in occasione di feste di corte, e un poemetto comico, Il Vendemmiatore. Alla tradizione bucolica va ricondotta una parte importante della poesia di Tansillo, come, per esempio, il poemetto epico-eziologico dalla Clorida, che descrive anche i giardini della villa di Pietro di Toledo a Pozzuoli. Oppure il poema didascalico il Podere che dà al maggiordomo dei principi d’Avalos una serie di consigli pratici, anche di ordine economico, sull’acquisto di un podere. Ma il caso forse più emblematico è quello della Balia. Anche questo è un poemetto didascalico: si tratta di una serie di insegnamenti morali rivolti alle famiglie, perché le madri allattino personalmente i figli, senza darli a balia ad altre donne. Il Podere e la Balia, assieme ai Capitoli in terzine si propongono di riprodurre l’immediatezza e lo scarso formalismo stilistico dei Sermoni e delle Epistole di Orazio. Questo stile discorsivo e questo approccio in un certo senso realistico alle cose viste e alle impressioni provate sembra venire meno nelle opere più fortunate e apprezzate di Tansillo, le rime e il poema sacro sulle Lacrime di San Pietro, più vicini al modello petrarchesco da un lato e al gusto seicentesco dall’altro. Per questo doppio rinvio, al ‘passato’ rinascimentale petrarchesco (e sannazariano) e al ‘futuro’ (o meglio alla bruciante contemporaneità) del gusto manierista, l’esperienza poetica di Luigi Tansillo ha un’importanza storico-letteraria cruciale, nel senso di snodo, di ponte tra due tempi. Lo avevano molto chiaro i contemporanei, nonostante la scarsa circolazione a stampa delle sue poesie, vista la curiosità e la stima che intellettuali, anche diversissimi, come Annibal Caro e Berardino Rota, Benedetto Varchi e Pietro Bembo, manifestarono nei confronti del poeta. Colpisce in modo particolare della vicenda culturale legata a Tansillo l’interesse che egli seppe suscitare negli ambienti letterari e scientifici più diversi. Garcilaso de la Vega, che Tansillo conobbe personalmente, Tirso da Molina, Calderòn de la Barca, i maggiori poeti del siglo de oro spagnolo insomma, e in Italia Torquato Tasso ne imitarono le rime, forse per la loro costruzione polifonica, a più voci, dove si incontrano suggestioni classiche e motivi della grande lirica stilnovistica e petrarchesca. D’altra parte, intellettuali certo poco in linea con la cultura dominante del tempo, come quelli che ruotavano attorno all’Accademia fiorentina degli Umidi, colsero forse nella sua poesia una venatura filosofica e sapienziale o una linea ‘antibembiana’ che dovette destare la loro curiosità.”
bas 03

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