Non è in alcun modo in discussione la volontà dell’Eni di investire in Val d’Agri, oltre che per interessi strategici aziendali per recuperare i 250 milioni di euro causati dalla sospensione dell’attività del Cova di Viggiano, quanto piuttosto è in discussione il disegno aziendale di esportare il “modello Ravenna” cui fa riferimento l’ad Eni Descalzi.A sostenerlo è Vittorio Prinzi, presidente dell’Associazione Bene Comune Viggiano che aggiunge: intanto il “modello Ravenna”, come testimoniano le continue proteste e prese di posizione di comitati ed associazioni ambientaliste, ha molti elementi negativi non certamente superati dall’accordo Eni-Comune d Ravenna di 12 milioni di euro in tre anni. Anche la Fondazione Mattei che svolge attività a Ravenna dal 2012, in virtù del VI Accordo Quadro tra Eni e Comune di Ravenna, ha supportato le istituzioni del territorio per valorizzare le risorse locali e lo sviluppo sostenibile. Risultato piuttosto magro: la promozione e la realizzazione di tirocini formativi per l’inserimento lavorativo per 16 tirocinanti nell'anno 2015 (nel triennio precedente 2012 – 2014 sono stati realizzati complessivamente 60 tirocini formativi).Infine, FEEM ha supportato il Comune di Ravenna per un bando regionale sull’innovazione e la competitività locale tramite l’ideazione dell’iniziativa “CoLaboRA – Lavorare insieme a Ravenna”. Per noi – dice Prinzi – a parte le profonde differenzazioni di carattere socio-economico e territoriale tra Val d’Agri e Ravenna, si tratta innanzitutto di rimettere in discussione tutto l’impianto della politica energetica in Italia e la Val d’Agri solo in tale contesto potrà continuare ad offrire il suo apporto al Paese. Diversamente non si può essere ancora disponibili, poiché oltre che contro noi stessi, noi lucani navigheremmo in modo insensato contro la storia! Ecco, dunque, il concetto di sostenibilità, che, da un lato, comprenda l’assoluto rispetto della salute e dell’ambiente e, dall’altro, si coniughi subito con una fase di transizione, che porti presto a perseguire un modello di sviluppo, auspicato da tempo, da quando avremmo dovuto programmare e praticare vie alternative al petrolio, sapendo già che la risorsa si sarebbe prima o poi esaurita. E ciò, in qualche modo, attiene all’idea originaria della vicenda petrolio, quando si auspicava che il petrolio diventasse “risorsa per le risorse”, ossia che l’attività estrattiva, il suo indotto e i suoi proventi aiutassero le insufficienti opportunità del territorio a moltiplicarsi e a svilupparsi. Tutto ciò purtroppo non è accaduto, soprattutto per l’incapacità politica di programmare l‘uso delle risorse e lo sviluppo, in capo alla Regione. E a tal proposito, qualora ci fossero le condizioni preliminari per continuare l’esperienza petrolio, appaiono improcrastinabili e necessari due aspetti: una rinegoziazione sull’intero affaire petrolio da parte della Regione Basilicata con il Governo e le Società petrolifere e l’uso virtuoso delle royalties per investimenti e progetti di sviluppo, per superare al più presto la petrol-dipendenza, con opportunità di crescita parallele ed alternative, senza dimenticare di accantonare una rendita per le generazioni a venire, alle prese con l’incertezza del futuro e con il lascito di un ambiente da disinquinare e bonificare.
E poi, se si vuole spezzare l’umiliante prassi del voto di scambio e le reti clientelari… è indispensabile l’utilizzo dei Centri per l’impiego per le assunzioni con premialità alle ditte che vi ricorrono. Si ripropone infine – dice ancora Prinzi – l’antica e sempre attuale questione, sostenuta dall’ex assessore Berlinguer, di “fiscalità differenziata”, da cui l’Eni stesso trarrebbe grandi benefici e che per l’Ass. Bene Comune Viggiano va prioritariamente circoscritta all’area industriale di Viggiano facendola diventare una sorta di Zona Franca Urbana (in questo caso industriale) nella quale come accade da diversi anni in tutte le ZFU individuate in Europa, con il “benestare” dell’Ue, gli imprenditori che decidono localizzazioni ed investimenti sono agevolati da tariffe particolarmente vantaggiose per i servizi del gas, dell’elettricità e dell’acqua ad uso industriale. In sintesi quello di cui abbiamo necessità, se vogliamo favorire nuovi investimenti e nuove localizzazioni, è l’introduzione di un sistema tariffario agevolato per i consumi di gas ed acqua e diversificare le attività produttive valorizzando l’agroalimentare e l’artigianato".
bas04