Per il capogruppo Sel occorre “cambiare per ridare credibilità e tutelare gli interessi collettivi e non le logiche di profitto di aziende come Fenice e non solo”
“Dopo l’ampia discussione in Consiglio sul documento conclusivo del lavoro della Commissione di inchiesta su Fenice, dibattito che ritengo in gran parte scontato perché il documento ricostruisce quanto è avvenuto e pertanto non si può che prenderne atto, il punto resta cosa è possibile fare per contribuire a rimuovere le cause di inquinamento e dare risposte adeguate alle popolazioni del Vulture in termini di tutela della salute, ambiente e territorio a partire dalla legittima richiesta di garantire che quanto è accaduto non si ripeta più”. E’ quanto sostiene il capogruppo Sel in Consiglio regionale, Giannino Romaniello.<br /><br />“La relazione – aggiunge – è stata, da un lato, la ricostruzione puntuale di una serie di fatti e anche la evidenziazione di una confusione per un periodo nell’attribuzione di funzioni e di competenze e, dall’altro lato, la dimostrazione, a mio parere, della presenza di una controparte (io la chiamo così), Fenice, attrezzata, agguerrita, con competenze, con professionalità. Non lo si dice nella relazione, ma questo a mio modestissimo parere, viene fuori: vi è stata una debolezza nostra delle autonomie locali, dei livelli istituzionali ed in modo particolare delle strutture che dal punto di vista tecnico devono essere in grado di confrontarsi, legata anche, io credo, a una debolezza non tanto solo di direzione, ma credo anche dal punto di vista delle risorse, delle competenze professionali e delle strumentazioni. Fenice dunque – continua Romaniello – ha violato una serie di norme di legge, mentre è evidente la profonda sottovalutazione avvenuta nelle legislature precedenti. Tutti avevamo condiviso la valutazione politica che la Basilicata in occasione dell’insediamento FIAT era stata ricattata da FIAT: si fa l’insediamento produttivo e si fa anche l’impianto per il trattamento dei rifiuti speciali derivanti dall’insediamento di quelle attività combinato con anche il trattamento di rifiuti solidi urbani”. <br /><br />A parere del capogruppo SEL “il punto politico sta nel fatto che l’impianto Fenice, unitamente all’impianto di incenerimento di Potenza, stava dentro il piano regionale dei rifiuti del 2001 e quindi era considerato uno degli elementi costitutivi del piano regionale dei rifiuti. Ecco perché chi ha votato quel piano, chi lo ha condiviso ed oggi, sia consigliere sia forza politica, dice che è contro gli inceneritori, credo che debba prendere atto che molto probabilmente ha scoperto con ritardo qual era la funzione degli inceneritori e qual è l’impatto che gli inceneritori di trattamento di rifiuti non trattati determina. Pertanto, dopo l’evidente fallimento dobbiamo provare a definire, a decidere qual è la politica sui rifiuti che intendiamo fare in regione. Questo è il compito della politica, lasciando invece alla Magistratura il lavoro di indagine al fine di verificare se vi sono state omissioni e violazioni di legge”.<br /><br />“Tra gli impegni che ci attendono – conclude Romaniello – c’è sicuramente quello di approvare in tempi rapidissimi la riforma dell’ARPAB, ma anche di ricostruire o costruire un ufficio nel dipartimento Ambiente o nel Dipartimento che sarà che sia un Ufficio che svolga a pieno le sue funzioni e si assuma le sue responsabilità. Quindi io non chiedo di assumere provvedimenti, ma di prendere atto che chi oggi dirige quella struttura, ha avuto responsabilità nei procedimenti riguardanti Fenice, molto probabilmente deve cedere il passo, perché questo è un primo segnale che dobbiamo dare alle comunità del Vulture e alla intera società lucana che, a seguito di quanto accaduto non ha più fiducia nelle istituzioni. In sostanza, cambiare per ridare credibilità e tutelare gli interessi collettivi e non le logiche di profitto di aziende come Fenice e non solo”.<br />