Per il consigliere regionale di Italia dei valori “gli scenari di sviluppo 2012 non ci consentono distrazioni e sprechi di risorse”
“Gli scenari di sviluppo delle economie locali italiane realizzati da Unioncamere e Prometeia per il 2012 non solo confermano che la crisi farà sentire i suoi effetti per tutto il nuovo anno, ma che sarà il Mezzogiorno a fare un ulteriore passo indietro, potendo contare nel 2012 su una ricchezza prodotta per abitante pari a solo i due terzi della media nazionale”. E’ il commento del presidente del gruppo Idv in Consiglio regionale, Nicola Benedetto, per il quale “l’aspetto più preoccupante è la previsione di incremento del divario tra Nord – Centro e Sud del Paese”.
“Nello specifico, per la Basilicata, il calo del Pil (- 0,9 per cento), in linea con quello di tutte le regioni meridionali, non rivela nulla di nuovo. Piuttosto – aggiunge Benedetto – il calo degli investimenti fissi e quello della spesa per consumi delle famiglie, rispettivamente – 0,9 e – 0,8 per cento, sono indicativi della crescente difficoltà per imprese e cittadini. Quanto all’estensione della ‘forbice’ del valore aggiunto pro-capite, è sufficiente riferire che ai 34.797 euro di ciascun milanese corrispondono i 17.459 euro del potentino e i 16.660 euro del materano. Anche il tasso di disoccupazione al 12,4 per cento, nonostante sia il ‘migliore’, subito dopo il Molise, rispetto a quello delle altre regioni del Sud non ci lascia affatto tranquilli perché non si intravedono ancora possibilità ed occasioni di sviluppo e di nuovi posti di lavoro rispetto alla forte domanda specie giovanile ed intellettuale. L’unica nota incoraggiante ci viene dalle esportazioni di beni verso l’estero che sono previste da Unioncamere – Prometeia, sempre per il 2012, in aumento del 3,6 per cento, un dato che va comunque contestualizzato al forte calo dell’export ‘made in Basilicata’ registrato negli ultimi due-tre anni”.
Secondo il presidente del gruppo di Idv “è necessario raccogliere l’indicazione di Unioncamere secondo cui prioritario è dare nuovo impulso alle politiche di coesione e di sviluppo delle regioni del Sud, così come agli interventi a sostegno dell'occupazione e della capacità di investimento delle imprese italiane, penalizzate dai possibili rischi di ulteriore selettività dell'offerta creditizia. Sul piano delle politiche regionali, scampato il pericolo di disimpegno delle risorse comunitarie – conclude – l’attenzione va concentrata sulla selezione di spesa perché non possiamo più permetterci distrazioni e sprechi”.