Il consigliere dell’Idv: “I lavoratori sono stanchi della cassa integrazione e rivendicano la dignità del ritorno alla produzione”
“E’ da almeno un anno e mezzo che si dà per imminente la firma dell’Accordo di Programma per il rilancio del polo materano-barese del mobile e pertanto auspico che questa volta la data indicata dall’assessore Viti del 31 gennaio 2013 sia veramente quella definitiva ed ufficiale insieme alla puntuale definizione dei compiti che spettano ad Invitalia, alle Regioni e alle imprese per recuperare il tempo perduto”. E’ il commento del consigliere regionale di Idv Nicola Benedetto all’ennesimo incontro che si è tenuto presso la sede del Ministero dello sviluppo economico con il sottosegretario Claudio De Vincenti e i rappresentanti delle Regioni Basilicata e Puglia ricordando che “il 27 luglio scorso, sempre al Mse, era stato già sottoscritto un verbale di accordo tra Governo e le Regioni Puglia e Basilicata, che ha istituito il gruppo di lavoro per la definizione di un programma di reindustrializzazione dell'area murgiana colpita pesantemente dalla crisi del mobile imbottito. Purtroppo i ritardi accumulati dal 2006, anno dell’esplosione della crisi, sono sintetizzabili in pochi ma inconfutabili dati: da 510 imprese e 14.500 dipendenti si è passati a 150 imprese e 5 mila dipendenti mentre la cassa integrazione ordinaria straordinaria o nei pressi della disoccupazione(mobilità) ha raggiunto negli anni quota 3000 unità. Per anni gli accordi di programma sono serviti ad ottenere proroghe degli ammortizzatori sociali, ma adesso i lavoratori sono stanchi della cassa integrazione e rivendicano la dignità del ritorno alla produzione come del resto accade per i titolari di imprese che non chiedono assistenza ma strumenti per accompagnare investimenti e progetti industriali”.
“La questione che non si può più affrontare con concertazioni rituali o con proclami di impegno da parte delle due Giunte regionali (Puglia e Basilicata) o ancora peggio con burocratiche dichiarazioni – dice Benedetto – riguarda l’idea di sviluppo industriale di quello che era uno dei fiori all’occhiello del made in Italy e che solo nel 2003 valeva 2,2 miliardi di euro, il 55 per cento della produzione italiana e circa l’11 per cento di quella mondiale e con ricavi scesi intorno ai 700 milioni di euro. Nell’area murgiana non ci può essere solo posto per produzioni da destinare all’Ikea, perché solo il rilancio della qualità del ‘made in Italy’ può contrastare quello che è stato ribattezzato il ‘meid in itali’ cinese. Oppure si dovrà piegare il capo ai prezzi bassi di produzione, facendo i conti con salari e qualità, imposti oggi dall’Ikea e domani da non so chi. E in un momento in cui le aziende dei divani stanno incrementando l’export, e la spesa media degli italiani per i sofà è al 6% degli acquisti, raggiungendo un valore medio di 2.200 euro, in un mercato dell’arredamento che ha cambiato i suoi paradigmi nel giro di un anno, l’importante è pensare a divani e prodotti d’arredo che racchiudano il prodotto-design e la loro commercialità in tutti i mercati”.