Soccorrere il prima possibile il paziente infartuato è prioritario. Una terapia rapida e appropriata consente di abbattere i casi di morte e di invalidità dopo l’infarto
Abbattimento dei tempi, un unico protocollo di intervento, condivisione terapeutica e perfetta sinergia di tutti i soggetti (medico di base, 118, responsabili Utic e dell’Emodinamica) coinvolti, a vari livelli nella diagnosi e nella cura dell’infarto miocardico acuto.
Sono i punti chiave del percorso diagnostico-terapeutico ed assistenziale (Pdta) elaborato dal Dipartimento Salute.
Soccorrere il prima possibile il paziente infartuato è il primo obiettivo. Una terapia rapida e appropriata consente di abbattere i casi di morte e di invalidità dopo l’infarto.
Il protocollo prevede la possibilità di somministrare la fibrinolisi, cioè un farmaco che scioglie il trombo e salva il cuore, nello studio medico, in ambulanza o nel luogo dove si prestano i primi soccorsi. La terapia è efficace, se praticata nelle prime ore, entro un massimo di sei.
Se il paziente non reagisce alla cure, ci sono controindicazioni o sono passate più di sei ore dall’insorgenza dei sintomi, è previsto il ricovero immediato nel reparto di Emodinamica dell’Ospedale S. Carlo di Potenza, attivo 24 ore, per recuperare le funzioni cardiache.
Se il paziente reagisce bene alla terapia (nelle ambulanze medicalizzate è possibile eseguire un elettrocardiogramma), il protocollo prevede il trasferimento del paziente in altre strutture specialistiche di cardiologia, dove eseguire ulteriori esami (tra cui la coronografia) previsti dalle linee guida europee prima delle dimissioni.
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