Il presidente della Regione Basilicata alla Convention di Pescasseroli della Fondazione “Mezzogiorno Europa” a confronto col ministro Fitto, altri governatori e Carlo Borgomeo
“L’Italia è unita da 150 anni, ma da qualche decennio prima discute sul Federalismo. Il problema non è federalismo sì o federalismo no, ma quale federalismo, e sinceramente il federalismo a cui si sta dando vita in Italia è decisamente strano, perché è partito con un accordo ampio tra le regioni, ma la manovra è stata costruita con la faccia più centralista che si potesse immaginare”. E’ critico, ma non di chiusura, il pensiero del presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo,espresso a Pescasseroli in occasione della tavola rotonda su “”federalismo attuale e potenziale: una prospettiva da costruire valorizzando gli enti locali”. Il Governatore lucano, invitato dalla Fondazione Mezzogiorno Europa, che organizza una summer school sul federalismo, a confrontarsi sul tema con il presidente della Fondazione per il Sud Carlo Borgomeo, il Ministro per gli affari Regionali Raffaele Fitto e i governatori di altre Regioni (Stefano Caldoro della Campania, Giovanni Chiodi dell’Abruzzo, Renata Polverini del Lazio, Giuseppe Scopellitti della Calabria e Nichi Vendola della Puglia), ha mostrato come la Basilicata, al pari delle altre Regioni, abbia accettato la sfida del Federalismo, ma chieda più qualità e garanzie nel processo di riforma.
“Il pregio del federalismo è nel fatto che ognuno saprà di essere artefice del proprio destino. Su questo, ad esempio, abbiamo sfidato anche il governo quando ci ha parlato della riprogrammazione dei fondi Fas mostrandoci pronti a riprogrammare le risorse, a condividere progetti strategici, ma sempre con l’ancoraggio delle risorse al territorio e con il ministro degli Affari Regionali siamo riusciti a creare una buona intesa. Ma gli orientamenti, anche all’interno del Governo Centrale, non sono univoci. Ed uno dei temi del federalismo in Italia è questo. E’ impensabile che, dopo anni in cui il Mezzogiorno ha costituito il mercato protetto del Nord, dopo che il Paese tutto ha contribuito, con i propri uomini e le proprie risorse, a realizzare un’area forte, si dica “da domani ognuno per conto suo”. Questo federalismo dell’egoismo che rappresenta lo slogan politico di qualche forza è il difetto possibile, da evitare come il federalismo di facciata. Se il federalismo si riducesse a un trasferimento nominale di compiti senza che vi sia la reale possibilità di farvi fronte, assumendosi l’onere di fare scelte, non saremmo solo ad un’operazione di facciata, ma dovremmo fare i conti con un danno, con l’impossibilità di garantire il governo del territorio. Per questo è indispensabile che la costruzione del modello federalista parta dal territorio e ponga attenzione alle diversità, non dimenticando che in tutti i processi storici il federalismo è stato un percorso che ha portato ad unire realtà territoriali e non a dividerle”