I fabbricati rurali non devono pagare l’Ici. C’è un chiaro orientamento assunto in questo senso dall’Agenzia del Territorio che, però, molti Comuni, forti di un’incomprensibile posizione giurisprudenziale, stanno ignorando e intimano gli imprenditori agricoli al pagamento dell’imposta anche sui fabbricati in possesso di tutti i requisiti di ruralità fiscale previsti dalla vigente normativa.
A sostenerlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che riferisce di un’iniziativa assunta direttamente dal Presidente nazionale Giuseppe Politi attraverso una lettera inviata ai presidenti delle Commissioni Agricoltura e Finanza di Camera e Senato, sollecitando attenzione per un emendamento presente nello schema di disegno di legge riguardante “Disposizioni in favore dei territori di montagna”, con il quale si precisa che la ruralità prescinde dall’inquadramento catastale degli immobili.
“La questione della tassazione Ici dei fabbricati rurali, che sembrava definitivamente risolta negli scorsi mesi – è scritto nella nota della Cia – continua ad essere oggetto di accese dispute ed è, purtroppo, tornata oggi di estrema attualità con molti comuni che chiedono il pagamento agli agricoltori. Il rischio concreto che tutti i comuni si attivino in tal senso con grave ed ingiustificato danno a carico del settore agricolo”.
“Purtroppo, tutto nasce -scrive il presidente della Cia- da una lacunosa ed incompleta pronuncia dei supremi giudici di Cassazione (la n.18565 dello scorso 21 agosto 2009) sulla classificazione catastale, confermata in fotocopia, da alcune sezioni tributarie della Cassazione anche successivamente all’approvazione della norma di interpretazione autentica, mentre altre si sino espresse in modo totalmente contrario. Da qui il ritorno di un’attenzione ‘morbosa' di molte Amministrazioni locali che, a malincuore, erano state costrette a desistere dalle immotivate pretese tributarie nei confronti degli agricoltori.
“A parere della Corte di Cassazione, infatti, possono essere considerati rurali – evidenzia la Cia – solo quegli immobili accatastati in categoria A/6, se ad uso abitativo, o D/10, se strumentali alle attività agricole; ponendosi così, addirittura in aperto contrasto con le regole di accatastamento dei fabbricati rurali, come affermato dalla stessa Agenzia del Territorio, che ricorda, ad esempio, come la categoria catastale A/6 non venga più attribuita, in quanto sono venuti meno i parametri originariamente previsti per tale classificazione”.
Da qui la richiesta della Cia di una modifica legislativa “che espliciti quello che sino ad oggi la lettura sistematica dell’apparato normativo e il buon senso hanno sostenuto: la non imponibilità Ici dei fabbricati rurali”.
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