“Va dato atto alla Conferenza delle Regioni, al Presidente De Filippo e all’assessore alla Formazione Mastrosimone di aver portato avanti con successo una condivisa posizione al fine di scongiurare i gravi danni che l’applicazione di parametri così stringenti al piano di dimensionamento scolastico avrebbero potuto comportare in una regione, come la Basilicata, caratterizzata da una scarsa densità di abitanti per chilometro quadrato”. Lo hanno dichiarato il presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza e l’assessore alla Pubblica istruzione Rosaria Vicino.
“Il riconoscimento infatti, da parte del MIUR, della “regionalizzazione” del valore limite degli alunni per mantenere in vita un’istituzione scolastica (1000 alunni e 600 alunni per i casi specificatamente previsti), consente infatti a Province e Regioni il pieno esercizio delle proprie funzioni in materia di programmazione della rete scolastica regionale. Il piano approvato dal Consiglio provinciale di Potenza il 14 dicembre scorso – hanno continuato Lacorazza e Vicino – condiviso con il Dipartimento Regionale alla Formazione e con il Tavolo Tecnico Interistituzionale, e frutto di una larga partecipazione di sindaci, dirigenti, docenti e sindacati, ci ha messo nelle condizioni di anticipare, di fatto, la nota ufficiale del Ministero”.
Secondo Lacorazza e Vicino, “infatti nel quadro del metodo e delle scelte fatte per l’approvazione del piano abbiamo operato proprio aggregando e rafforzando gli Istituti Comprensivi nei grandi centri favorendo e tutelando, nel contempo, quelli delle realtà più piccole, in un’ottica di pluralità di scelte formative nelle diverse comunità locali – hanno aggiunto il presidente e l’assessore – privilegiando accorpamenti tendenti alla salvaguardia delle istituzioni già dimensionate. Si è passati infatti da 10 a 7 dirigenze a Potenza, da 3 a 2 a Lavello e Lauria, dimezzando infine quelle di Venosa, Melfi e Senise, tenuto conto delle soppressioni delle direzioni didattiche e delle scuole medie; operazione che ha consentito di garantire autonomia ad Istituti Comprensivi in comuni territorialmente marginali e con difficoltà di collegamenti a centri più popolati”.
“Il tutto centrando in pieno il limite medio dei 600 alunni, – hanno concluso Lacorazza e Vicino – riguardo ai comuni montani, considerando una popolazione studentesca di 34844 alunni del primo ciclo e omnicomprensivi distribuiti in 58 Istituzioni scolastiche”.
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