“La fuoriuscita dalla crisi non può che muovere dai suoi punti nodali, seguendo lo sviluppo lineare di quattro parole-chiave: lavoro, giovani, donne, Mezzogiorno. Sono le parole che danno un nome alla crisi italiana; ogni risposta che non incroci queste parole è una risposta sbagliata, inutile ed ingiusta”. E’ questa la conclusione del Comitato Centrale della UIL di Basilicata che si è riunito per discutere e approfondire i temi della manovra economica varata dal Governo e che in contemporanea con il dibattito in Consiglio Regionale sulla relazione programmatica del Presidente De Filippo ha voluto mandare un nuovo segnale alle istituzioni e alla politica.
In apertura dei lavori il Segretario Generale della Uil, Luigi Angeletti, è intervenuto in diretta streaming per esprimere le valutazioni della Organizzazione sulla manovra, ribadendo che secondo la UIL la vera priorità di una manovra indispensabile ed imposta dall’ UE deve essere la lotta all'evasione fiscale e l’abbattimento dei costi della politica, vere piaghe della nostra società, per poter mettere in piedi un primo passo importante nell’ottica di una giusta distribuzione dell’incidenza fiscale dalle famiglie e dal lavoro dipendente alle rendite parassitarie, scelta oculata anche per recuperare opportune risorse da destinare al finanziamento dello sviluppo, dell'occupazione e della crescita economica del Mezzogiorno. Secondo la UIL il blocco degli incrementi salariali per 4 anni ai dipendenti pubblici è una vera e propria follia, soprattutto perché si compirebbe un’ingiustizia macroscopica nei confronti di chi vive di uno stipendio con cui a malapena si sopravvive, si avrebbe un risparmio assolutamente risibile e perché aggravando la perdita del potere d’acquisto di oltre 3 milioni di persone si stimolerebbe la stagnazione economica e non la crescita.
Bisogna intervenire, invece, con determinazione sulla riduzione non del 5% ma del 20% delle retribuzioni dei grandi manager, dei dirigenti e degli stipendi da sogno, soprattutto nella Pubblica Amministrazione, per finire alla eliminazione delle consulenze inutili, gli sprechi enormi e i costi, diretti e indiretti, della politica.
La UIL ribadisce il proprio dissenso alla riduzione delle Province, ma ritiene percorribile, di contro, la strada della razionalizzazione delle Comunità Montane così come il tentativo di accorpamento nelle Comunità Locali dei piccoli Comuni.
Nella relazione che ha aperto il dibattito il segretario generale regionale Carmine Vaccaro nel ribadire la necessità di prevedere una seria riforma fiscale ed istituzionale, in Italia ha affrontato gli aspetti dell’impatto che la stretta del governo è destinata ad avere sul Mezzogiorno in generale, e sulla nostra regione in particolare. Proprio qualche giorno fa la Banca d’Italia – ha ricordato il leader lucano della Uil – ha fornito la fotografia aggiornata della situazione di pre-collasso dell’economia regionale, in arretramento in tutti i comparti: -5.3 % dei consumi al dettaglio, -300 esercizi commerciali nel 2009, -12.7 % le presenze turistiche straniere, -1.3% la ricettività alberghiera, -4.7% i prestiti bancari alle imprese. Quanto al mercato del lavoro, è un bollettino di guerra che ben conosciamo: -5.200 lavoratori occupati totali, di cui l’8.3% giovani con meno di 35 anni, e il 36.7% di cassaintegrati, un vero record rispetto alle medie nazionali, ma anche a quelle meridionali.
In una situazione di questo genere, quando dovrebbe essere l’intervento pubblico a surrogare e stimolare lo stato di inerzia di una economia boccheggiante – ha affermato Vaccaro – si abbatte il drastico taglio di ben 15 miliardi di euro operato sui trasferimenti a Regioni ed enti locali, un taglio lineare che colpisce tutti i settori di intervento e tutti i servizi finanziati dalle istituzioni locali e che significa per la Basilicata una decurtazione del bilancio della Regione di 150 milioni per l’anno prossimo e per quello successivo.
Secondo il segretario della Uil, la centralità che il Presidente De Filippo ha assegnato, nella sua relazione programmatica, al “pacchetto-lavoro” è un buon segnale, tanto più che nelle indicazioni del Governatore abbiamo potuto riconoscere molte delle proposte che da tempo la Uil ha avanzato per impostare efficaci politiche del lavoro, anzi del “buon lavoro”, superando con coraggio e lungimiranza la vera e propria “mummificazione” di cui soffre il mercato del lavoro regionale. In particolare il cosiddetto “reddito-ponte”, da erogare in cambio della partecipazione ad attività di orientamento alle nuove professioni ad elevata potenzialità di job creation, è un elemento incisivo ed innovativo che può mettere un freno alla fuga delle più qualificate risorse lucane. Nella situazione di vera emergenza della finanza pubblica, nella quale anche una Regione con i conti a posto come la Basilicata viene precipitata dai tagli del governo, affrontare finalmente, senza escandescenze e senza ipocrisie, il tema della produttività e della flessibilità del lavoro – a parere del segretario della Uil – diventa un atto di onestà e di coraggio anche da parte del sindacato, perché non è uccidendo la flessibilità che si rafforza il lavoro a tempo indeterminato, che non c’entra nulla con il lavoro garantito. Di qui la proposta di introdurre nel Mezzogiorno e in Basilicata un “Contratto Straordinario di Accesso al Lavoro”, a costi più contenuti, per un tempo limitato (massimo 5 anni), in sostituzione di un lavoro precario. Un rapporto, aggiungiamo, che, sul modello del cosiddetto “job sharing”, già sperimentato con successo nel Nord Europa, può essere stabilizzato con il supporto di un fondo appositamente predisposto e collegandolo alla fuoriuscita dei lavoratori più anziani dal ciclo produttivo. In questa ottica strumenti di buona flessibilità in ingresso possono essere anche l’apprendistato e il contratto di inserimento.
Secondo la Uil, in questi anni, a fronte delle esigenze più pressanti, si è fatto ricorso alle royalties petrolifere e idriche, che hanno positivamente sopperito alle ristrettezze di bilancio ed alle inadempienze dell’intervento statale. Ma, nell’attuale situazione – ha detto Vaccaro – chiediamo al governo regionale una scelta netta ed inequivocabile: quella di destinare quei proventi esclusivamente alla coesione sociale e territoriale, alla salvaguardia dei diritti di cittadinanza, ai diritti sociali minacciati. Se è questa la necessità vitale più impellente della comunità lucana, noi pensiamo debba essere questa la linea del Piave del sindacato e, ci auguriamo, di tutte le forze di progresso presenti nella regione.
Infine, per una opzione autenticamente riformista, che liberi il campo ad ogni conservatorismo e ad ogni assistenzialismo e che si traduca in una rigorosa selezione delle priorità, si impone – secondo la Uil – la riorganizzazione del sistema sanitario che non ha ancora affrontato il cuore della riforma, costituito dalla distrettualizzazione dei servizi e dalla integrazione socio-sanitaria. Uno “scatto di reni” ad istituzioni e politica è richiesto per affrontare l’aggravata geografia della povertà e del disagio sociale, superando lo stato di grave sottodotazione dei servizi alla persona, della cura degli anziani e degli handicappati, dell’assistenza domiciliare e della medicina territoriale.
(bas – 04)