“Oggi si pone la necessità di superare l'incapacità dei gruppi dirigenti dei partiti e di quanti fanno politica, richiamandosi al riformismo, di produrre una chiara cultura politica di riferimento per i cittadini, la struttura di idee di una moderna forza di progresso, la definizione di che cosa deve essere il riformismo italiano oggi, superando un deficit culturale che è direttamente un deficit politico”. A sostenerlo è Adeltina Salierno, della direzione regionale e già consigliere regionale del Pd, che è intervenuta ieri a Potenza all’incontro promosso dalla Casa dei Riformisti.
“Il riformismo – aggiunge – è, da sempre, sinonimo di paziente, sofferto, consensuale lavoro, sempre di squadra e mai un’impresa di singole persone, per la costruzione di una società di uomini e donne liberi e giusti. Non è mai giacobinismo o promessa di paradisi in terra. Ecco perché il deficit culturale diventa oggi deficit di leadership e al tempo stesso di partecipazione che non sia solo limitata alle consultazioni elettorali. Un deficit di confronto-competizione di idee che in alcuni casi diventa, pur di affermare comunque una leadership qualunque, “rapina” di idee altrui. Quanto al Pd – continua Salierno – il suo progetto è rimasto un grande orizzonte annunciato: il superamento del Novecento, la fine della stagione grigia e troppo lunga del post-comunismo, l'approdo costituente e definitivo della cultura popolare irriducibile al berlusconismo, la difesa della Costituzione e dello Stato di diritto e il cambiamento di un Paese immobile, la rottura delle sue incrostazioni e delle troppe rendite di posizione. Diventa perciò di moda definirsi riformisti tanto nessuno ha istituito una prova di esame teorica e tanto meno pratica. La mia “ricetta” per una sfida autenticamente riformista è dunque basata su pochi e semplici ingredienti: mescolare bene tutti gli ingredienti che possono concorrere al rinnovamento delle classi dirigenti, non escludere un ingrediente solo perché potrebbe limitare il “sapore” di un altro, avere il coraggio di sperimentare nuovi percorsi, non perdere mai di vista la consultazione, il confronto e, soprattutto, praticare, in concreto, la partecipazione senza paura di cedere qualcosa”.
BAS 05