Provincia Pz, precisazioni su impiego risorse agricoltura

Questa mattina su una testata locale è apparso un articolo sul progetto di Farmer Market a Nemoli e in generale sull’impiego dei fondi per l’agricoltura che chiama in causa la Provincia di Potenza. L’articolo in questione contiene alcune imprecisioni e rischia così di far passare l’idea di una Provincia abbastanza leggera nell’impiego delle risorse pubbliche soprattutto per un mondo, quello agricolo, che vive un particolare momento di crisi. Occorre, dunque, per una corretta rappresentazione dei fatti, fare alcune importanti precisazioni. Riteniamo di aver avviato un lavoro utile per il quale la competenza e la passione dell’Assessore Nicola Figliuolo sono state determinanti.
Prima precisazione
Il Patto Territoriale Sapori Lucani è stato finanziato dall’allora Ministero del Tesoro (oggi Ministero dello Sviluppo Economico per competenza) per la realizzazione di investimenti imprenditoriali e infrastrutturali, da realizzarsi sul territorio della Provincia di Potenza nel settore dell’Agricoltura. Sono stati realizzati investimenti, limitatamente ad iniziative imprenditoriali, pari a circa 35 milioni di Euro finanziati da 18 milioni di contributo pubblico del Patto (giusta decreto del Ministero Tesoro n° 2514 del 02/05/2001). Alla fine del ciclo di investimenti, il Patto ha raggiunto gli obiettivi previsti dal Decreto Ministeriale, in particolare quello occupazionale generando più di 400 nuovi posti di lavoro. A questi nuovi posti di lavoro creati direttamente dobbiamo aggiungere gli imprenditori, l’occupazione precedente, le loro famiglie ove si tratti di aziende familiari, l'indotto collegato e l'insieme dei servizi tradizionali (contabilità, assistenza legale, ecc.) ed avanzati (assistenza all'export, marketing, information technology, ecc.) nati in questi anni a supporto del complesso "sistema" del Patto .Le ottime performance del Patto hanno consentito di liberare risorse sul POR della Regione Basilicata. I 700.000 Euro di cui parla l’articolo, non sono risorse residue del Patto, ma parte di risorse aggiuntive che la Regione Basilicata ha riconosciuto e trasferito alla Provincia di Potenza da utilizzare secondo le misure del POR. Altra cosa sono le risorse residue del Patto derivanti da economie, rinunce e revoche. Tali risorse sono state già proposte in rimodulazione al Ministero dello Sviluppo Economico, Amministrazione che ha finanziato il Patto, e all’emanazione del relativo decreto consentiranno una appendice del Patto originario.
Seconda precisazione
La Provincia non ha delega per le politiche a sostegno dell’agricoltura. Non sono quindi i nostri provvedimenti a determinarne le strategie e gli investimenti. Certo non è meno importante dare qualità alla nostra azione sul versante dei collegamenti, della manutenzione ordinaria delle strade, dello smaltimento dei rifiuti agricoli e, ancora più rilevante, nel campo dell’istruzione e della formazione. Su questo stiamo lavorando alacremente, grazie all’incessante attività portata avanti dall’assessore alle Attività Produttive Nicola Figliuolo e anche attraverso un confronto aperto e diretto con le associazioni agricole.
Terza precisazione
Le risorse liberate sono da reimpiegare nelle misure già determinate. Partendo da questo dato di fatto, la Provincia ha recuperato complessivamente 3,7 Meuro, al quale la Regione ha aggiunto altri 2 Meuro per un totale di 5,7 milioni di euro. Dove abbiamo indirizzato questi soldi? In quali territori vorremmo investirli? Dopo aver riprogrammato i fondi FAS, aggiudicando qualche mese fa i completamenti della strada “Oraziana” e della Sp 32, rispettivamente a nord e al centro della Provincia, si è pensato di offrire una risposta anche all’area sud della Basilicata. Da qui nasce la scelta di finanziare, anche grazie ai 2 milioni di euro aggiunti dalla Regione, l’adeguamento e la sistemazione della Sp 63 del Rubbio Francavilla – San Costantino Albanese, una delle porte d’ingresso al Parco del Pollino, sul cui percorso c’è una presenza rilevante di agriturismi. Nella stessa ottica si colloca la scelta di destinare risorse alla valorizzazione del patrimonio rurale (350 mila euro) e per un’altra alla commercializzazione dei prodotti agricoli (350 mila euro). La logica degli interventi a pioggia o mirati al consenso avrebbe potuto determinare scelte diverse.
Quarta precisazione
Dopo ulteriori risorse investite nel Vulture (penso alla Ginestra Barile, all’edificazione di nuove scuole, o ancora all’investimento negli impianti di smaltimento dei rifiuti, anche agricoli, e si potrebbe continuare…) anche nel campo turistico (200 mila euro sul Museo di Storia Naturale e la concentrazione delle risorse PIOT di parte pubblica su Monticchio) si è verificata la possibilità di riqualificare le case cantoniere, trasformandole in farmer market o fattorie didattiche, da utilizzare in futuro anche per un’ospitalità rurale e turistica. Prima di arrivare alla scelta delle case cantoniere su cui intervenire, abbiamo valutato quelle disponibili, quelle attualmente a servizio delle manutenzioni e quelle non riqualificabili. All’obiezione di aver investito in presidi decentrati, rispondiamo che è proprio questa la scommessa. Scommessa che, senza escludere la possibilità di rivalutare altre case cantoniere con il coinvolgimento di associazioni e produttori, prova a mettere in rete gli snodi anche periferici e lontani dai luoghi della produzione. Vorrei sollecitare, a tal proposito, una ulteriore riflessione. Ma se avessimo messo a disposizione delle associazioni di categorie, dei consorzi o di privati i punti marginali di una possibile “rete delle ruralità e della sostenibilità” si sarebbero potute fare scelte anche in aree deboli? E soprattutto con quali risorse di bilancio, vista la mannaia dei tagli? La nostra è, quindi, una sfida difficile, tra i cui obiettivi c’è anche la riqualificazione del patrimonio dell’Ente, che in ogni caso, in quanto pericolante, doveva essere messo in sicurezza. La scelta di Nemoli e Bella si colloca in questo contesto. Lascio cadere la banalità di un pendolo che si dirigerebbe verso i sindaci amici per una ragione principale: il lavoro complicato che fanno li porta ad essere tutti amici dell’Amministrazione Provinciale. E se proprio si dovesse cedere alla provocazione, a dimostrazione che al centro della nostra azione c’è esclusivamente l’interesse dei cittadini, andrebbe ricordato che, nel valutare la riprogrammazione dei FAS per circa 24 milioni di euro sulla strada Oraziana e sulla Sp 32, non ci siamo di certo chiesti, ad esempio, se i sindaci di Venosa o di Calvello avessero votato per questa Amministrazione Provinciale.
Quinta precisazione
Come si fa ad affermare che si finanziano le sagre se ancora non c’è stata l’approvazione del progetto? Sarà approvato nella prossima settimana in Giunta tanto da costituire, in collaborazione con Alsia, atto giuridicamente vincolante. L’idea è quella di lavorare sulla rete, i cui pilastri fondamentali sono il territorio, i consorzi di tutela e la formazione. Un’idea, quindi, che rappresenta una premessa per provare a sviluppare il tema dell’agricoltura nei cosiddetti Patti Formativi Locali (Pfl). Patti che vorremmo fossero una delle scelte fondamentali dell’intesa triennale 2011/2013 sulla formazione e sui quali stiamo già lavorando con la Regione Basilicata.
Sesta precisazione
Si potevano fare scelte diverse? E soprattutto si poteva finanziare l’enoteca provinciale? Una proposta questa sostenuta, per amor di verità, ancor prima che della minoranza, da alcuni consiglieri di maggioranza provenienti dal Vulture. Questo confronto limpido è avvenuto in maggioranza (a dimostrazione di un non breve gestazione politica della scelta) e in Consiglio Provinciale. Ma c’è una domanda che ancora ripropongo: essendo stata scelta Venosa, quale sede dell’Enoteca regionale, vogliamo, a pochi km, fare anche quella provinciale? Non sarebbe meglio attendere la partenza della prima, valutane la sostenibilità gestionale per poi assumere un orientamento?

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