“E’ impensabile lucidare la nave mentre questa sta affondando” commenta Aurelio Pace, coordinatore dei gruppi di opposizione, a latere della seduta in Consiglio Provinciale. Lo stesso Pace, che già a proposito delle Province aveva sostenuto la necessità della loro soppressione, se gestite come carrozzoni, entra nel merito della questione Apof-IL ritenendola “oggetto di scarso senso istituzionale, spogliata di una missione che la riconsegni ad un’utilità e teatro di irresponsabilità e di lottizzazione politica per quei precari che sono ancora a casa”. Declina Pace nel corso della seduta un’analisi lucida, fatta di un bilancio più che preoccupante e di un assetto complessivo che, se non modificato, porterà prima o poi all’inevitabile chiusura dell’Agenzia.
In questa vicenda, se il versante finanziario piange, quello della missione dell’Apof-IL non ride, continua il coordinatore che denuncia “somme richieste dalla Provincia alla Regione per creditori per milioni di euro, la presenza di troppi dirigenti e di pochi operatori e di un comparto strategico come la formazione costretto alla navigazione a vista”.
Il tutto dovendo prendere atto di come le somme destinate all’Apof-IL hanno consentito fino al 2009 la presenza indispensabile in organico degli esterni. “Oggi, continua Pace, dichiarando la disponibilità di appena 600mila euro, l’esecutivo provinciale ha certificato come i lavoratori precari non torneranno al loro posto”. E l’opposizione, non potendo accettare tale situazione, ha posto voto contrario.
Ancora, l’Apof-IL possiede sedi periferiche che rischiano il sostanziale abbandono, nonostante vero presidio formativo e in parte polso delle rispettive realtà lavorative. Si vorrebbe poter chiedere alla Regione Basilicata, se sia soddisfatta del rapporto fra soggetti formati e soggetti assunti, per questa opposizione una percentuale assai deludente in verità, che basterebbe ad invocare una seria, doverosa ed obiettiva riflessione.
Pace, in chiusura, non dimentica nemmeno un passaggio sulla Legge reg. n 33, “prima ancora che subire una riforma di maniera e non di sostanza, basterebbe venisse applicata”.
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