Presentata pdl sul Garante regionale per le persone detenute

Conferenza stampa per illustrare la proposta di legge del consigliere del Psi, Rocco Vita, sulla “Istituzione dell’Ufficio del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale”

Presenti all’incontro il segretario regionale del Psi, Livio Valvano e quello dei Radicali di Basilicata, Maurizio Bolognetti, la dirigente nazionale del Psi, Margherita Torrio, il segretario provinciale socialista, Donato Cutro. Sono intervenute le rappresentanze sindacali degli agenti di Polizia penitenziaria dell’Ugl, Sappe, Sinappe e Osapp.

Il consigliere Vita ha spiegato come “l’esigenza della proposta di legge è sorta dopo l’ultimo ‘ferragosto in carcere’ che ha visto la visita presso l’istituto penitenziario di Potenza e procede all’unisono con l’approvazione da parte della Regione Basilicata del progetto di inclusione sociale e lavorativa che riguarda i detenuti adulti e minori con la finalità prioritaria del loro reinserimento sociale. La detenzione – ha detto Vita – deve tendere alla rieducazione del reo e non deve consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, secondo quanto recita l'articolo 27 della Costituzione. Un principio analogo è presente sia all'interno di convenzioni internazionali firmate e ratificate dall'Italia sia nello stesso ordinamento penitenziario italiano del 1975. Alla privazione della libertà dell'individuo non deve corrispondere alcuna limitazione della dignità dell'essere umano. Il garante – ha sottolineato – è un organo di garanzia che, in ambito penitenziario, ha funzioni di tutela delle persone private o limitate della libertà personale. Oggi questa figura, con diverse denominazioni, funzioni e procedure di nomina, è presente in 22 paesi dell'Unione europea e nella Confederazione Elvetica. In Italia la figura di un garante nazionale per i diritti dei detenuti non è ancora stata istituita, nonostante il pieno riconoscimento con la modifica dell’articolo 67 dell’Ordinamento penitenziario che contempla anche il Garante (legge 354/75), con riferimento al territorio di cui l’ente che l’ha emanato è espressione, fra quei soggetti che possono visitare gli istituti penitenziari senza necessità di preventiva autorizzazione”.
“Esistono – ha detto Vita – garanti regionali, provinciali e comunali le cui funzioni sono definite dai relativi atti istitutivi. Attualmente sono stati istituiti e nominati i Garanti dei diritti delle persone limitate nella libertà presso 15 Comuni, 4 Province e 5 Regioni: Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia. (In altre 4 Regioni il Garante è stato istituito ma non nominato: Emilia Romagna, Puglia, Toscana, Umbria.). Con questa proposta di legge – ha affermato ancora Vita – la nostra regione si mette in linea con altre regioni, ponendo l’attenzione sulla salvaguardia della persona umana anche nella sua condizione di detenuto e sollecitare la risoluzione dei problemi legati al sovraffollamento carcerario che affligge anche la Basilicata”.

Per il segretario regionale socialista Valvano “la proposta di legge va nella direzione di una politica fatta di contenuti ideali pronta a dare i giusti input alle amministrazioni. Occorre – ha continuato – fare in modo che il detenuto veda tutelati i propri diritti fondamentali, così come sancito dalla Carta costituzionale. Prioritari il diritto alla vita, alla salute, alla rieducazione, in strutture adeguate che non vivano situazioni gravi di sovraffollamento. In questa ottica il Garante diviene una figura fondamentale per la qualità della vita nelle carceri. Fondamentale l’istituzione del Garante nazionale anche in qualità di coordinatore dei vari garanti regionali e nume tutelare della bontà dell’intero ordinamento carcerario. La pdl regionale fortemente voluta di concerto con i radicali – ha concluso – è un passo importante sia per i detenuti che gli agenti di custodia, troppo spesso costretti a turni massacranti”.

Bolognetti ha fatto rilevare come “la proposta di legge è sintomatica di una comune sensibilità di socialisti e radicali che da anni prestano attenzione ad un problema di civiltà che finora non ha avuto il giusto riscontro, continuandosi a perpetrare una situazione che vede le carceri italiane assimilibili a discariche sociali che creano disperazione piuttosto che recupero e rieducazione. Quest’anno – ha sottolineato – si è raggiunta la cifra di 65 suicidi in carcere dove si vive una condizione caratterizzata dal completo svuotamento del dettato costituzionale. Urgente, quindi, la riforma della Giustizia e del sistema carcerario per far sì che le condizioni di detenzione nella ‘comunità penitenziaria’ facciano tornare lo stato di diritto per tutti, carcerati e agenti di polizia penitenziaria prima di tutti”.

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