Per il consigliere di Api la proposta di legge “disciplina la normativa delle ‘Fattorie sociali’ per attuare, in termini di sviluppo, pratiche innovative in agricoltura in un contesto coeso e solidale in grado di offrire nuova occupazione”
Si è svolta, questa mattina, presso la Sala 3 del Consiglio regionale, la conferenza stampa indetta dal consigliere regionale di Alleanza per l’Italia, Alessandro Singetta, per la presentazione della Proposta di legge su “Promozione dei prodotti integrati di fattoria sociale e delle reti locali di economia solidale”. Alla conferenza stampa ha preso parte il presidente nazionale delle fattorie sociali, Alfonso Pascale.
Il presidente Pascale, nel sottolineare il suo apprezzamento per l’iniziativa ha parlato delle “potenzialità esistenti in agricoltura per promuovere la rete di protezione sociale anche nella nostra regione, dove sono già in atto delle esperienze in tal senso. Soprattutto – afferma – con le Fattorie sociali si ha una importante inversione di tendenza, per cui se finora a seguito dello sviluppo economico si implementavano le iniziative nel sociale, con questo processo la crescita nel settore sociale è strettamente legata a quella economica, divenendo realtà contestuali. Le Fattorie sociali – sostiene Pascale – quali interlocutrici privilegiate del’economia solidale che guarda all’ottimizzazione lavorativa delle categorie svantaggiate, spesso utilizzando le risorse già esistenti nelle famiglie. Occorre – aggiunge – costruire dei modelli e portare avanti esperienze pilota per una innovazione organizzativa in agricoltura”.
“Scopo della presente proposta di legge regionale – ha detto Singetta – è l’attivazione di politiche in grado di agire sulle capacità delle persone e delle comunità locali, creando maggiori opportunità per esse nel promuovere insieme benessere individuale e benessere sociale attraverso la relazione con le risorse naturali, con gli animali e con i processi agricoli. E’ tale relazione, utilizzata per promuovere le capacità individuali in contesti comunitari, a caratterizzare l’insieme delle esperienze di ‘agricoltura sociale’ nel territorio regionale e in Italia. Tali percorsi, nel connettere intimamente il processo agricolo all’intervento sociale e nel collegarsi a reti locali di economia solidale, travalicano la dimensione settoriale (politica agricola) e assumono i caratteri di un vero e proprio modello di welfare territoriale. Se centrale – continua Singetta – diventa la relazione con le risorse e con il processo agricolo e non necessariamente l’attività agricola intesa nella sua dimensione imprenditoriale, si potrebbero moltiplicare le opportunità per promuovere benessere alle persone e le forme con cui le capacità si possono incrementare”.
“Un censimento completo delle esperienze di agricoltura sociale in Italia – sottolinea Singetta – non è stato mai fatto. I dati ufficiali riguardano esclusivamente la cooperazione sociale. A fine 2003, l’Istat ha rilevato 471 cooperative sociali di tipo B che svolgono attività agricole finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Tra il 2003 e il 2005 esse sono diventate 571 con un aumento del 21 per cento, un dato in netta controtendenza rispetto a quello delle imprese agricole tout court. Si tratta di una somma significativa se si raffronta con quella dell’insieme delle cooperative agricole, che sono 5.748. Il ruolo d’inclusione lavorativa svolto dalla cooperazione sociale in agricoltura è abbastanza importante: oltre 7.100 sono i lavoratori svantaggiati occupati in queste imprese. Considerando che l’incidenza in termini di numero di imprese è inferiore, emerge come le cooperative sociali agricole includano in media un numero maggiore di soggetti rispetto al resto della cooperazione sociale di inserimento lavorativo. Le tipologie di svantaggio presenti sono varie. Le cooperative sociali agricole tendono, rispetto al complesso della cooperazione sociale, a coinvolgere lavoratori con tipologie di svantaggio a maggior rischio di esclusione sociale, come i pazienti psichiatrici, i detenuti, gli ex detenuti e i tossicodipendenti. Sono soprattutto questi soggetti a mostrare interesse all’agricoltura sociale poiché, mediante il contatto con le piante e con gli animali e il coinvolgimento nelle attività agricole, essi riscoprono la loro potenzialità interiore e il senso di responsabilità individuale che permettono di ritrovare un equilibrio motivazionale e relazionale”.
“Nell’esperienza concreta, l’espressione ‘fattoria sociale’ – specifica Singetta – non connota una particolare struttura o forma giuridica, bensì uno specifico percorso progettuale in cui le capacità delle persone sono promosse mediante la loro relazione con risorse agricole e con animali. Si tratta di un progetto di interventi e di servizi sociali sempre promosso congiuntamente dal soggetto o dai soggetti che lo realizzano e dall’ente pubblico locale competente (Comune, Asl), i quali, in uno schema contrattuale (protocollo d’intesa o convenzione), concertano obiettivi e priorità in base ai bisogni territoriali e modalità attuative, verificando le compatibilità coi piani di zona e adattando al contesto specifico le normative regionali e locali vigenti. Il progetto integrato di fattoria sociale, per esplicare pienamente le sue potenzialità e attrarre opportunità e risorse per autosostenersi, ha bisogno di inserirsi in una rete ampia di attività economiche locali, rivolte al mercato e nel contempo fondate sul mutuo aiuto, in grado di creare nuova occupazione, valorizzare risorse culturali e paesaggistiche, rigenerare il capitale sociale dei territori rurali e delle campagne urbane, promuovere processi produttivi ecocompatibili, diffondere forme di consumo critico e consapevole e produrre servizi e beni relazionali, concorrendo al miglioramento della qualità della vita delle campagne e delle città”.
“La legge regionale intende, dunque – sostiene Singetta – stabilire un nuovo nesso tra sviluppo economico, protezione sociale e tutela ambientale nelle aree rurali. Si tratta di superare l’approccio tradizionale che guarda solo a come la ricchezza che si produce nella crescita economica si trasferisce nelle politiche sociali. E di mettere in gioco il potenziale di ricchezza sociale che risiede nell’economia civile, cioè in quell’ampia gamma di iniziative imprenditoriali e di volontariato che forniscono servizi alla persona, perché possa tradursi in crescita economica, in miglioramento della qualità della vita, in tutela della biodiversità e, dunque, in sviluppo delle aree rurali. Un nuovo welfare rurale presuppone l’abbandono di una concezione statica che vede la produzione privata di ricchezza economica distinta dalle redistribuzione pubblica e le politiche di sviluppo separate dalle politiche sociali e l’affermarsi, invece, di una visione dinamica in cui l’efficienza economica e la crescita siano il risultato del benessere delle persone e dell’ecosistema; la competitività e l’attrattività di un territorio siano l’esito della sua vivibilità e della crescita della reputazione delle aziende e il modello sociale di riferimento sia quello in cui i titolari di bisogni sono posti nella condizione di responsabilizzarsi e di farsi riconoscere il merito”.
“E’ per questo che gli strumenti mediante i quali la Regione – prosegue Singetta – intende conseguire le sue finalità sono i progetti integrati di fattoria sociale e le reti locali di economia solidale, da promuovere congiuntamente mediante: l’ attuazione del Programma regionale, i cui cardini siano le attività di animazione territoriale, le linee guida per la realizzazione e la valutazione dei progetti integrati di fattoria sociale, le azioni di sostegno (finanziarie e non) ai progetti integrati di fattoria sociale e i servizi alle reti locali di economia solidale, nel cui ambito vi siano soggetti promotori e attuatori di progetti integrati di fattoria sociale; l’istituzione del Forum regionale delle fattorie sociali e delle reti locali di economia solidale. Al fine di garantire le risorse finanziarie necessarie per attuare il Programma regionale di promozione dei progetti integrati di fattoria sociale e delle reti di economia solidale è istituito un apposito Fondo regionale”.