“Il successo conseguito alle elezioni regionali ha dimostrato che i Popolari uniti non sono una meteora nel panorama politico regionale, ma un punto di riferimento stabile ed autorevole; talmente autorevole da far superare l’oggettivo handicap della mancanza di un riferimento nazionale, in nome di un protagonismo sul territorio che dai lucani è stato percepito ed apprezzato”. Lo afferma, in un comunicato stampa, il segretario regionale dei Popolari Uniti, Antonio Potenza. “Un consenso così ampio e diffuso – aggiunge Potenza – obbliga da un lato a consolidare la forma-partito, attraverso la individuazione diretta e democratica dei dirigenti e l’approvazione formale delle regole che debbono sovrintendere alla vita associativa; dall’altro a declinare in maniera netta e comprensibile la proposta politica del partito, la sua collocazione nel quadro nazionale ed in quello regionale, la scelta delle alleanze. L’idea di base sulla quale gli iscritti sono chiamati ad esprimersi ruota intorno alla possibilità di un partito dotato di piena autonomia regionale ma collegato ad una forza che faccia del federalismo e del meridionalismo i propri segni distintivi, riattivando l’attenzione del paese sul lento ed inesorabile declino che il Sud sta vivendo per colpa di un Governo nazionale che ha scientemente spaccato il Paese e di Governi regionali che non hanno sinora dimostrato una cultura e una pratica di governo alternativi. Altro punto di riferimento obbligato dovrà essere, a nostro avviso, la netta chiusura a destra, non potendosi immaginare una collaborazione a qualsiasi titolo con forze che hanno dimostrato una chiusura egoistica intorno a territori forti e un conseguente rifiuto di ogni concezione solidaristica quale strumento per la tenuta sociale e l’unità del Paese. All’interno di questi paletti – continua ancora Potenza in un comunicato stampa – che vengono dalle nostre radici cristiane e dal nostro credo politico di ispirazione Sturziana, il dibattito congressuale dovrà indicare il futuro cammino del partito e le opzioni che gli stanno di fronte: se confluire in un movimento più ampio; se impegnarsi in uno sforzo di allargamento e di integrazione della molteplicità dei movimenti e delle forze moderate e riformiste che in regione sono maggioranza reale senza avere consapevolezza di esserlo; ovvero se riprendere il discorso interrotto di una terza via sottoforma di un partito di centro che voglia nei fatti proporsi come terzo polo. Ma, in quest’ultimo caso, dirimente per noi rimane la scelta delle alleanze, non potendosi pensare nell’immediato ad un partito che raccolga da subito la maggioranza dell’elettorato. Ovviamente al centro del confronto congressuale dovranno esserci i temi regionali più importanti, a cominciare da quelli posti dall’avvio anomalo di questa legislatura regionale: il ruolo decisionale di una coalizione, il rapporto tra potere e informazione, il rapporto col mercato e con le categorie rappresentative, e poi la validità delle scelte di sviluppo in rapporto al risultato di efficacia che è lecito e doveroso attendersi da quest’ultimo stralcio della programmazione europea. Su queste cose il congresso dovrà essere puntuale ed esaustivo; la qual cosa richiede un’attività pre-congressuale bene organizzata, intensa e vivace, tutta orientata ad indicare i problemi del territorio di riferimento, le esigenze e le attese delle comunità locali, le proposte e le priorità che dovranno alimentare la linea progettuale del partito. E’ evidente che una proposta politica nuova deve poggiare su una partecipazione reale degli iscritti, nel senso che non deve interessare il numero e la quantità dei tesserati, ma la loro presenza attiva, efficace, protagonista”.
(bas – 04)