Zes, Castelluccio: precisare gli obiettivi da raggiungere

Per il consigliere l’estensione della Zes da ‘retroporto’ di Taranto sino a Galdo di Lauria resta uno di quei misteri di questa legislatura regionale che resteranno irrisolti a meno che non si ricorra a motivazioni politiche e di consensi elettorali

&nbsp;&ldquo;L&rsquo;estensione della Zes da &lsquo;retroporto&rsquo; di Taranto, come prescrive obbligatoriamente il &lsquo;decreto Mezzogiorno&rsquo;, sino a Galdo di Lauria, resta, almeno per me, uno di quei misteri di questa legislatura regionale che resteranno irrisolti a meno che non si ricorra a motivazioni politiche e di consensi elettorali&rdquo;. E&rsquo; quanto sostiene il consigliere regionale Paolo Castelluccio per il quale &ldquo;non si tratta di negare i benefici previsti dall&rsquo;istituzione della Zes appulo-lucano a quante pi&ugrave; aree possibili (tanto valeva pensare ad una Zona unica Basilicata) ma piuttosto di precisare quali obiettivi si intende raggiungere&rdquo;. &ldquo;Le opportunit&agrave; di sviluppo &ndash; prosegue Castelluccio – dovrebbero riguardare, a mio parere, i comparti agro-alimentare del Metapontino e manufatturiero in generale con attenzione particolare alle piccole e medie imprese e del settore artigiano. Dubito che sia sufficiente disegnare su una carta geografica i confini allargati della Zes per determinare, attraverso la matita magica, tutte quelle condizioni di crescita imprenditoriale, occupazionale, di esportazioni che sinora, senza la Zes, sono mancate&rdquo;.<br /><br />Per Castelluccio &ldquo;&egrave; il caso di evidenziare che la Zes Taranto-ValBasento &egrave; stata individuata originariamente allo scopo di operare su un doppio versante: da un lato quello Adriatico che comprende un territorio vasto dal Salento al Gargano e due grandi porti come quello di Bari e quello di Brindisi; dall&rsquo;altro quello ionico che dovrebbe farsi carico dell&rsquo;area del tarantino-metapontino attigua al Porto di Taranto. Lo schema di Dpcm individua come criteri la superficie territoriale e la densit&agrave; demografica regionale, senza tener conto di ulteriori fattori. Tali criteri non misurano, evidentemente, n&eacute; la condizione di svantaggio competitivo della Regione interessata, n&eacute; le sue potenzialit&agrave; di sviluppo da associare alla istituzione di una Zes. Non si tiene conto del dato infrastrutturale complessivo in cui la Regione versa (centrale in ordine alla possibilit&agrave; di connettere la Zes con gli sbocchi di mercato) n&eacute; del tessuto economico locale, n&eacute;, ancora, del livello di benessere, misurabile banalmente con gli stessi criteri adottati dalla Ue (Pil procapite)&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Bene ha fatto dunque la Confapi di Matera &ndash; conclude Castelluccio &ndash; a sollecitare riflessioni, approfondimenti e valutazioni, oltre che un&rsquo;accelerazione della proposta progettuale, per evitare che la Giunta regionale presa dalle spinte localistiche di ulteriore estensione si distragga o meglio perda tempo rispetto ai propri adempimenti e alle proprie responsabilit&agrave; politico-istituzionali. Una zona di vantaggio per le imprese deve essere tale in tutti i suoi aspetti conservando caratteristiche di omogeneit&agrave; territoriale e dando risposte efficaci ed efficienti alle esigenze delle pmi a partire dal &lsquo;nodo viabilit&agrave;&rsquo; come segnalato proprio dal presidente Confapi. E&rsquo; proprio il gap infrastrutturale, aggravato dal rinvio dell&rsquo;operativit&agrave; dello scalo aeroportuale di Pisticci, a pesare sul destino della Zes&rdquo;.<br /><br />

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