Viti: “Costruire un’idea di cultura come fertilizzatore civile”

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“Definire una strategia che ricomponga intellettualità libere ed accademiche, circuiti professionali, laboratori e centri di ricerca, atelier di cultura materiale, esperienze militanti e isole di sperimentazione di linguaggi, invenzioni ed innovazioni”

Costruire un percorso partecipato alla definizione di “un’idea della cultura come fertilizzatore civile di una regione che vive una drammatica e complessa transizione”. E’ questa l’idea dell’assessore alla Formazione, Lavoro e Cultura, Vincenzo Viti, prendendo spunto dal dibattito in corso sia a livello istituzionale che associativo.
“Il Manifesto del Sole 24 ore , il dibattito consiliare, l’iniziativa dei giovani di Liberascienza così civile e partecipata, la “souplesse” nelle Commissioni consiliari dei disegni di legge che riordinano le azioni di sostegno alla cultura, costituiscono – afferma Viti – fattori di stimolo per una riconsiderazione né accademica né congiunturale dei grandi doveri che la politica ha verso la sua missione: ch’è quella di ritrovare la cifra essenziale (non trovo altro aggettivo) del suo statuto, levandosi al di sopra delle emergenze per governarle verso un fine solidale e umano. E la cultura, come consapevolezza etico civile, come conoscenza e come competenza, costituisce il principio del disegno di riordino e di giustizia cui la politica deve attendere. Per non fallire”.
Nella ricognizione del lavoro realizzato dal Dipartimento Formazione e Cultura “nelle scansioni della storia regionale sto ritrovando molte eccellenti intuizioni. Soprattutto – aggiunge Viti – la straordinaria impresa, realizzata dal presidente De Filippo, di sostenere l’Università con la prospettiva di incrociare la sua autonomia scientifica e istituzionale (e la sua auspicata e ancora parzialmente realizzata “diffusione” territoriale) con le coordinate dello sviluppo regionale, va considerata una dei capisaldi di una strategia che punta a riconnettere valori, territorio e dinamiche sociali. Mi è parso questo uno dei punti di partenza per tentare di definire una strategia che ricomponga intellettualità libere ed accademiche, circuiti professionali, laboratori e centri di ricerca, atelier di cultura materiale, esperienze militanti e isole di sperimentazione di linguaggi, invenzioni ed innovazioni”.
“Per queste ragioni individuo sinteticamente – afferma ancora l’esponente di Giunte – alcune delle azioni che possono a giusto titolo essere considerate strategiche in vista dell’obiettivo, per il vero ambizioso, dal quale sono partito:
– dare corpo a una Constituency della cultura nelle sue diverse attitudini disciplinari sicchè sia essa a regolare scelte di lungo periodo, a suggerire e controllare se le risorse regionali, assolutamente inadeguate (e alle quali le royalties del petrolio dovrebbero dare un apporto decisivo) vengano concentrate su sistemi e non solo su eventi (soprattutto il patrimonio bibliotecario e archivistico che ha bisogno di essere censito e reso fruibile universalmente e capillarmente, il sistema museale pubblico e privato, il circuito della editoria, delle comunicazioni e della produzione massmediologica, il complesso delle risorse ambientali, storico artistiche, archeologiche che va sottratto a visioni e competenze settoriali coordinata e offerta attraverso un portale unico all’interesse universale);
– dare vita ad un Manifesto per la Cultura regionale che non rappresenti una petizione generica ma che per l’impegno di una ricca elaborazione che coinvolga intellettuali, operatori pubblici, esperti, si offra ad un’ampia valutazione e integrazione e quindi rappresenti la sintesi di uno straordinario punto di vista collettivo in grado di indicare la nuova scala entro cui orientare le grandi scelte di sviluppo (che perciò non si misurino in termini di crescita ma di paradigmi di valori);
– procedere ad una ricognizione area per area disciplinare di progetti di riordino, manutenzione e valorizzazione di circuiti e di beni monumentali e ambientali così da candidarli ad appositi finanziamenti ordinari e straordinari, orientando giovani laureati verso obiettivi di alta formazione e di impiego nei settori coinvolti e mediante appositi progetti sperimentali;
– far evolvere la legislazione finora vigente e quella in corso di valutazione sui sostegni alla cultura, dal merito prescrittivo che può essere devoluto ai regolamenti a norme cornice in grado di regolare organicamente la materia delle attività culturali e dei soggetti associativi e di connettersi con le più avanzate architetture giuridico-amministrative del Mezzogiorno e del Paese. Partendo naturalmente dal buon lavoro finora realizzato ed aggiornandone qualità e respiro;
– la stretta associazione cooperativa fra i Dipartimenti Cultura e Attività produttive, all’interno della regia politica e istituzionale del Presidente della Regione, potrebbe inoltre operare a sostegno di un turismo che possa situarsi in uno spettro più largo e risalire dal localismo virtuoso dei Piot alle più esigenti logiche di sistema. Ciò che esige che dalla polverizzazione di un territorialismo minore si salga verso azioni strategiche forti e integrate. Soprattutto collocate in un disegno organico e convincente. Una piccola regione, densa di richiami e di risorse, potrebbe aspirare a giocare una forte partita identitaria solo recuperando una autentica unità di disegno.
Si potrà obiettare: ma c’è un rigurgito egemonico dietro un “manifesto”, quindi dietro una proposta che necessariamente è rivolta a fertilizzare tutti i settori della vita produttiva e civile e finanche a riorientare l’ethos pubblico della regione? Non mi pare. Specie se è avvertita – conclude Viti – l’esigenza di non chiudere competenze e poteri dentro antichi, provinciali fortilizi ma di aprire una pagina nuova, sostenuta da un militante patriottismo civico e da una generosa mobilitazione collettiva. Vale tentare? Credo di si”.
bas 02

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