Per la vicenda risalente a 25 anni fa non risponde al vero che “la Regione ha avuto torto” e che “si è arrivati al conto da pagare”. In corso interlocuzioni per una definizione bonaria
Le notizie diffuse a mezzo stampa circa un contenzioso che vede la Regione Basilicata contrapposta al fallimento Icla spa per fatti risalenti a circa un quarto di secolo fa riportano molteplici lacune ed inesattezze che finiscono con alterare la veridicità della ricostruzione sostanziale della vicenda. E’ quanto emerge da una ricostruzione della vertenza giudiziaria fatta dall’Ufficio legale della Regione.
La vicenda di cui si parla, articolata in più procedimenti instaurati presso i Fori di Roma e Bari, relativa a lavori di sistemazione idraulica nell’area del Basso Basento risalenti agli anni ’80, risulta ancora complessivamente non definita nel merito. In attesa della definizione, il fallimento Icla (o meglio la società che ne è subentrata nel vantare il credito a seguito di cessione), ha avviato nel 2007 una procedura di pignoramento per l'importo posto a carico della Regione dal Collegio Arbitrale. Alla data di oggi, pur essendo le somme “congelate” presso i terzi pignorati della Regione, nel caso specifico l’Eni e la Banca Popolare di Bari, non sono state assegnate in conseguenza della mancata definizione del giudizio dovuta alle opposizioni fatta dalla Regione e dai terzi creditori al relativo lodo arbitrale.
Alla luce dei vari giudizi ancora in corso, risultano per tanto prive di fondamento affermazioni secondo cui “la Regione ha avuto torto su quasi tutta la linea” e per le quali “si è arrivati al conto da pagare”, non essendoci, ad oggi, alcun provvedimento definitivo di trasferimento delle somme alla società che vanta il credito. Tutto si riduce ad un pignoramento nell’attesa di decisione di un giudizio, prassi, per altro, non certo isolata o eccezionale nell’ambito dei rapporti tra aziende e pubblica amministrazione.
I resoconti pubblicati, di contro, non danno notizia delle interlocuzioni in essere tra gli uffici della Regione e la società che ha acquistato il credito ex Icla per una definizione bonaria (proposta dalla stessa società) della vicenda in via transattiva con contenuti economici sostanzialmente diversi da quelli risultanti dal pronunciamento degli arbitri. Una strada, quella della transazione, possibile proprio in virtù dell’inesistenza di un giudizio definitivo sulla vicenda e dell’impossibilità da parte della controparte di incassare i soldi della Regione.
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