Vendita patrimonio pubblico, Castelluccio: serve programma

Il vicepresidente del Consiglio regionale auspica “una cabina regionale di assistenza per offrire servizi ai Comuni tenuto conto che non si è grado di offrire risorse finanziarie adeguate al ripiano dei bilanci”

&ldquo;L&rsquo;utilizzo del patrimonio pubblico per abbattere il debito &egrave; indubbiamente uno dei temi pi&ugrave; rilevanti del processo di spending review. Anche i Comuni della provincia di Matera ci stanno provando con esiti alterni ma la vendita rappresenta solo una delle soluzioni disponibili&rdquo;. E&rsquo; quanto sostiene il vice presidente del Consiglio regionale Paolo Castelluccio (Pdl-Fi) che spiega: &ldquo;A questa se ne affiancano altre quali: la messa a reddito, attraverso la sottoscrizione di nuovi contratti locativi e l&rsquo;adeguamento di quelli in essere, la regolarizzazione delle occupazioni; l&rsquo;incremento del reddito, attraverso il rinnovo dei contratti a scadenza a canoni di mercato; il mutamento di destinazione d&rsquo;uso, anche in funzione di operazioni di partenariato pubblico-privato che possono generare entrate da canoni concessori a favore dell&rsquo;ente locale; l&rsquo;utilizzo dei diritti edificatori con funzione premiale; investimenti sugli immobili finalizzati alla loro successiva cessione a condizioni ottimali; l&rsquo;utilizzo di alcuni cespiti come corrispettivo nell&rsquo;ambito di contratti d&rsquo;appalto. La materia si presta, insomma, ad una variet&agrave; di soluzioni ed esistono ampi spazi per un recupero di redditivit&agrave; attraverso operazioni relativamente semplici ed in parte collegate tra loro&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Sono anni &ndash; aggiunge Castelluccio – che si invoca l&#39;utilizzazione del patrimonio immobiliare pubblico per il rilancio dell&#39;economia, per la riduzione del debito, per far ripartire gli investimenti, per attuare il federalismo. Sul tema sono prevalse negli anni due posizioni antitetiche. Quella dei &#39;venditori di miracoli&#39;, ad avviso dei quali il patrimonio immobiliare pubblico pu&ograve; consentire la rapida liberazione di una tale quantit&agrave; di risorse da permettere una indolore riduzione del debito pubblico e, al contempo, un rilancio degli investimenti. Opposta la posizione degli &#39;spacciatori di scetticismo&#39; che mettono in campo la depressione del mercato immobiliare, l&#39;esiguit&agrave; dell&#39;offerta di credito al settore real estate, la complessit&agrave; dei processi di valorizzazione e dismissione dei beni, la carenza delle competenze tecniche o delle risorse umane in molte amministrazioni e cos&igrave; via dicendo. Per essere realisti, il patrimonio immobiliare pubblico italiano &egrave; consistente e si trova per l&#39;80% negli enti locali. Pu&ograve; essere una risorsa fondamentale e non possiamo lasciarlo inerte. Ma realisticamente pu&ograve; esserlo solo se si cominciano a fare le cose necessarie per renderlo &#39;spendibile&#39;. I censimenti, le analisi qualitative e quantitative necessarie per l&#39;individuazione delle migliori possibilit&agrave; di valorizzazione sono passaggi obbligati che non si fanno in un giorno. Mettere a valore gli immobili pubblici non &egrave; facile n&egrave; rapido ma proprio per questo bisogna partire davvero e subito ed in proposito esiste un grave problema di interpretazione delle norme, che causa altrettante difficolt&agrave; alle amministrazioni&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Dunque &ndash; conclude Castelluccio – per avviare in maniera efficace il processo di dismissioni degli immobili pubblici serve un programma stabile e concreto, senza scadere nei soliti meccanismi schizofrenici che fanno pensare che nel nostro Paese si parla di dismissioni soltanto quando si deve far cassa e senza lasciare soli i Comuni a fare da agenzie immobiliari. Di qui l&rsquo;idea di una cabina regionale di assistenza per offrire servizi ai Comuni tenuto conto che non si &egrave; grado di offrire risorse finanziarie adeguate al ripiano dei bilanci&rdquo;.<br /><br /><br />

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