Per il consigliere regionale “i reati ipotizzati dalla procura della Repubblica di Potenza che ha disposto il sequestro destano ancora più allarme sul pericolo che con la contaminazione della falda acquifera l’inquinamento si riversa in mare”
“Non è più sufficiente ribadire la netta contrarietà all’individuazione sull’intero territorio regionale del deposito nazionale di smaltimento delle scorie nucleari come è avvenuto di recente a seguito dell’incontro promosso dall’assessore regionale all’ambiente Francesco Pietrantuono, e rivendicare periodicamente lo smantellamento dell’impianto Itrec di Rotondella, se poi dobbiamo assistere, impotenti, al sequestro delle vasche di raccolta delle acque di falda e della condotta di scarico dello stesso impianto”.<br /><br />E’ il commento del consigliere regionale Paolo Castelluccio secondo il quale “i reati ipotizzati dalla procura della Repubblica di Potenza che ha disposto il sequestro destano ancora più allarme perché di fatto rafforzano le preoccupazioni che sono diffuse da anni sul pericolo che con la contaminazione della falda acquifera l’inquinamento si riversa in mare”.<br /><br />“Per questo – aggiunge – non è più tempo di documenti e né di riunioni del tavolo della trasparenza. Anche per la comunità di Rotondella e del metapontino come per quelle della Val d’Agri è necessario fare chiarezza perché il ‘tavolo trasparenza sito scorie nucleari’ a lavoro già da tempo presso la presidenza della Giunta regionale per monitorare la complessa e troppo lunga fase di smantellamento del deposito dei fusti radioattivi custoditi a Rotondella, non può limitarsi ad incontri periodici e scientifici senza affrontare i problemi concreti e quotidiani che si ripercuotono direttamente sui cittadini e le attività produttive, in primo luogo quelle agricole”.<br /><br />“Non si sottovalutino – dice Castelluccio – i nuovi e pesanti effetti devastanti che si potrebbero scaricare sulle produzioni agricole di qualità dell’agro di Rotondella che già in passato ha subito penalizzazioni sino ad autentici ‘respingimenti’ dei mercati. Parliamo di albicocche, pesche, fragole, produzioni ortofrutticole di grande pregio. E purtroppo le indagini sul grave stato di inquinamento ambientale causato da sostanze chimiche – cromo esavalente e tricloroetilene, che sono cancerogene, si svolgono già da anni senza arrivare a conclusione. Per questo è inadeguato il comportamento dell’Arpab che si limita a fornire prescrizioni per mettere in sicurezza la ‘migrazione’ del cromo VI all’esterno dell’immobile Enea a Rotondella, mentre non ci sono più alibi e pretesti per procedere alla dismissione del serbatoio e della condotta del vecchio impianto Magnox, individuati verosimilmente come la fonte di contaminazione primaria”.<br /><br />“La situazione – sottolinea Castelluccio – denota quanto necessario sia intervenire, con tempestività, per evitare il propagarsi della contaminazione. Dunque, bisogna subito arrestare la migrazione delle sostanze inquinanti. Diverse ben oltre i limiti consentiti per legge. La vicenda ha toccato aspetti che richiedono la definizione dei compiti di controllo che chiamano in causa direttamente anche il dipartimento ambiente della Regione, il governo regionale e quello nazionale perché ognuno faccia la sua parte e non si deleghi tutto alla magistratura”. <br /><br />L.C.<br />