USURA: RAPPORTO 2017 SOS IMPRESA-CONFESERCENTI

Il Rapporto 2017 di SOS Impresa – Rete per la Legalità, l’associazione antiracket e antiusura promossa da Confesercenti, presentato oggi, è un valido strumento per approfondire il fenomeno usura anche in Basilicata dove la recente nomina a nuovo commissario di Luigi Gay, procuratore capo uscente della Procura della Repubblica di Potenza, è sicuramente un significativo segnale di rafforzamento dell’impegno contro ogni forma di illegalità. E’ il commento di Giorgio Lamorgese, presidente provinciale di Potenza di Confesercenti, che aggiunge: c’è la conferma che come sta accadendo nella nostra regione si sta verificando un calo delle denunce preoccupante, mentre la diminuzione dei mutui e l’esasperante lentezza, da parte degli istituti bancari, nell'erogazione del credito accentua il rischio del ricorso al circolo dell’usura, specie da parte dei piccoli imprenditori. Motivi in più per accrescere il nostro impegno di rilancio a Potenza – annuncia Lamorgese – dello Sportello SOS Impresa.
Il nostro Rapporto – spiega Confesercenti in una nota – registra che il mercato del credito illegale ‘a strozzo’ ha raggiunto un giro d’affari di circa 24 miliardi di euro, e coinvolge circa 200mila imprenditori e professionisti del nostro Paese. Un dato in deciso aumento rispetto ai 20 miliardi stimati nel 2011, poco prima della crisi economico-istituzionale italiana, e che riflette l’aumento dei debiti medi contratti dagli usurati con gli strozzini, passati da 90mila euro a circa 125mila.
“Le denunce, però, sono rimaste al palo. Di fronte a queste valutazioni e alle stime di SOS Impresa, certamente calcolate per difetto, il numero delle denunce registrate negli ultimi anni appare infatti veramente risibile. Dal 1996, anno di emanazione della Legge 108, a oggi, assistiamo a un calo sistematico e apparentemente inarrestabile del loro numero: nel 2016 sono 408, nel 1996 erano 1436″.
“Ma la recessione – prosegue il Rapporto – non ha solo fatto lievitare il giro d’affari dell’usura. Ha anche cambiato il mercato ed i suoi protagonisti. Tramontato definitivamente (o quasi) lo squalo di quartiere, il mercato dell’usura è infatti sempre più in mano a gruppi organizzati, apertamente criminali e spesso dall’apparenza professionale: se nel 2008 solo il 20% circa degli usurai assicurati alle forze dell’ordine aveva legami noti con qualche mafia, la percentuale è salita al 40% nel 2016. In mano alla mafia, l’usura è diventata uno strumento finalizzato ad impossessarsi delle attività imprenditoriali della vittima e infiltrarsi quindi nell’economia sana”.
“L’elemento di novità, socialmente ed economicamente più pericoloso – si legge ancora – è proprio l’attività usuraia praticata da appartenenti ad organizzazioni criminali. Tradizionalmente le organizzazioni mafiose si sono dedicate solo marginalmente a questo tipo di reato, spesso limitandosi a chiedere una congrua percentuale, il pizzo, agli usurai presenti nella zona sotto il controllo dei clan. Oggi non è più così e la criminalità mafiosa, da presenza marginale nel mercato usuraio, ne è diventata una dei protagonisti, acquisendo quote sempre più ampie del mercato del credito a nero”.
“Queste ragioni – conclude il rapporto – unitamente alla scarsa punibilità del reato, hanno prodotto un cambio di mentalità: molti boss, piccoli o grandi, non considerano più spregevole tale attività, anzi il titolo di usuraio mafioso s’inserisce compiutamente in quell’economia corsara, immensamente ricca e altrettanto spregiudicata, priva di regole e remore”.
bas04 

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