Per il consigliere regionale del Pdl l’indagine deve spronre tutti, “a cominciare dalle autorità accademiche, ad accrescere la qualità dell’offerta didattica e dei servizi”
“La classifica del Sole 24 Ore che vede l’Università degli Studi della Basilicata al 41esimo posto su 58 atenei cosiddetti generalisti si può interpretare come il classico bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto ma invece, alla vigilia delle iscrizioni al nuovo anno accademico, ci dà l’opportunità per una riflessione sulla qualità dei servizi didattici e su cosa può e deve fare la Regione”. E’ il commento del consigliere regionale Franco Mattia (Pdl), il quale evidenzia che “la riflessione è tanto più dovuta da parte della Regione che contribuisce ogni anno attraverso fondi del proprio bilancio, tra l’altro non certo irrilevanti, al mantenimento delle attività didattiche. Un adempimento che ci ritroveremo a breve ad affrontare in sede di assestamento bilancio regionale 2012 e che abbiamo sempre unanimemente approvato attingendo alle royalties del petrolio senza le quali risulterebbe difficile garantire la prosecuzione dell’Università di Basilicata”.
“Tra i parametri e gli indicatori presi in esame dall’inchiesta, ci sono elementi sicuramente incoraggianti come il tasso di occupazione dei giovani laureati a Potenza e a Matera a tre anni dal titolo, pari al 72,5% (al Milano Politecnico la percentuale è del 95,1% e in coda alla graduatoria a Foggia la percentuale è del 42,1%) come il rapporto tra studenti e docenti (19,8%). Restano critici altri fattori e – dice Mattia – primo fra tutti la laurea nei tempi: solo il 17,3% rispetta i tempi. La questione degli studenti fuori corso, uno su tre in Italia, secondo il ministro Profumo, ha un costo anche in termini sociali che, sempre per il ministro, non possiamo permetterci, al punto da annunciare ‘regole più restrittive’. A conferma di questa criticità nell’ateneo lucano c’è il dato della dispersione: il 21,5% dei nostri studenti universitari non si iscrive al secondo anno”.
Per Mattia “l’indagine, al di là di alcuni parametri scelti e discutibili, deve spronarci tutti, a cominciare dalle autorità accademiche, ad accrescere la qualità dell’offerta didattica e dei servizi e l’attrattività tenuto conto che solo il 19,8% sono studenti provenienti da fuori regione o stranieri ed invece la piccola università lucana deve puntare su nuova utenza extraregionale per reggere la competizione culturale”.