Si è svolto oggi a Matera il primo di un ciclo di seminari sulle conseguenze della riforma costituzionale promosso dalla Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome
“Discutere di governo del territorio significa organizzarsi per realizzare più velocemente e meglio le politiche pubbliche a sostegno dello crescita e del lavoro. Se le cose funzionano meglio nel rapporto tra istituzioni ci saranno meno costi e più efficienza. E se il governo del territorio vede il protagonismo delle istituzioni locali si rafforza la partecipazione e la democrazia”. Il presidente del Consiglio regionale della Basilicata Piero Lacorazza ha riassunto così il senso del seminario tenuto oggi a Matera su iniziativa della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative regionali, che hanno promosso una serie di incontri sulle conseguenze della riforma costituzionale attualmente all’esame del Parlamento. Quello di oggi era appunto dedicato al “governo del territorio”, materia della legislazione concorrente che, se la riforma sarà approvata, tornerà di competenza esclusiva dello Stato.<br /><br />Ma questo, come hanno sottolineato con argomentazioni diverse i relatori del seminario (Stelio Mangiameli, Paolo Colasante ed Antonino Iacoviello dell’Issirfa – Cnr, Francesco Karrer, già presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici ed Enrico Seta, già capo della segreteria tecnica del Ministero delle Infrastrutture) non significa che le Regioni saranno completamente tagliate fuori dal governo del territorio, espressione dietro la quale si nascondono temi e problemi di diversa natura (edilizia, urbanistica, ma anche uso del suolo e questioni collegate). “La collaborazione diventa una cifra importante di un sistema che deve realizzare politiche pubbliche – è stato detto -, occorre passare da un’idea vecchia del regionalismo basata sul riparto delle materie con lo Stato, al regionalismo cooperativo dove la collaborazione fra istituzioni diventa la cifra essenziale di un sistema che deve realizzare politiche pubbliche”. Ed i Consigli regionali, attraverso una intesa, possono dare un indirizzo politico comune alla legislazione regionale ed evitare quella frammentazione delle normative più volte lamentata. Per creare una visione strategica occorre insomma “costruire una politica regionale comune da condividere con il governo, ma bisogna ragionare per politiche e non più per materie”.<br /><br />Anche perché, come ha sottolineato il presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali Gianpiero D’Alia “la funzione pubblica è inscindibile, Stato, Regioni ed enti locali non sono parti in contraddittorio, ma parti necessarie inscindibili di questa stessa funzione. Fino a quando non passa questo principio non ragioneremo in termini di politiche ma di atti e competenze. In questo senso il governo del territorio è l’esempio classico di come una riforma costituzionale può dimostrarsi positiva o negativa. E facciamo bene a parlarne prima per evitare, come è accaduto con la riforma costituzionale del 2001, che debba essere poi la Corte costituzionale a chiarire chi fa cosa e come vanno riallocate le funzioni amministrative a seguito della soppressione della legislazione concorrente”.<br /><br />“Se funzionerà la riforma costituzionale con il nuovo Senato i territori potranno ripartire”, ha detto il presidente della Conferenza delle Assemblee regionali e presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Franco Iacop che ha concluso i lavori del seminario. “Siamo nelle condizioni di non fare gli errori del 2001 e lasciare alla Corte Costituzionale di dipanare il senso della riforma costituzionale. Per questo motivo possiamo e dobbiamo costruire un Senato capace di superare gli ostacoli che in questi anni si sono andarti consolidando nel rapporto Stato Autonomie. Il governo del territorio – ha concluso Iacop – resta un punto di innovazione e capacità di recupero determinante per lo sviluppo del Paese che può e deve consolidarsi in chiave cooperativa”.