Uil Basilicata e Uil Giovani su direttiva Tirocini formativi

La Uil di Basilicata, e la Uil Giovani, contestano ed evidenziano la contraddittorietà insita nella circolare n. 24 del Ministero del Lavoro sui tirocini formativi e di orientamento.
La circolare in questione è stata pubblicata con l’intento di esplicitare le cause e le conseguenze che hanno spinto il Governo ad inserire nel D.L. 138/11 l’ormai noto articolo 11 che dispone, in mancanza di una normativa regionale specifica, alcune regole attuative per stage e tirocini.
Il citato art. 11 si presenta – o almeno questo era l’intento iniziale – come una norma con lo scopo di delineare i criteri essenziali per l’attivazione di tirocini che potranno avere una durata massima di 6 mesi attivabili solo entro i 12 mesi dalla data di conseguimento del diploma e della laurea.
Eppure, l’intervento successivo della circolare ministeriale contrasta con questa posizione “restrittiva”, posta dall’articolo, specificando che tale limitazione vale esclusivamente per i tirocini formativi e di orientamento (dicitura creata ex novo), mentre non va ad intaccare la regolamentazione dei cosiddetti tirocini di inserimento/reinserimento lavorativo, che rimangono invece accessibili a qualsivoglia fascia. Quindi secondo la circolare praticamente ogni italiano, di qualsiasi età e con qualsiasi titolo di studio, potrebbe sfuggire alle maglie della nuova normativa: basterebbe che sostenga di fare uno stage non a scopo formativo, bensì di inserimento lavorativo.
“Di conseguenza, il famigerato articolo finisce non solo per creare l’ennesima confusione sulla regolamentazione dei tirocini ma non va ad intaccare l’uso e l’abuso spregiudicato di stage e tirocini, tradendo così lo scopo iniziale. Inutile dire che sono le stesse aziende a preferire gli stage, ancora più vantaggiosi di contratti a progetto o lavori a termine, privo di oneri burocratici e formale necessari per stipulare un contratto di apprendistato: gli stage diventano una alternativa ancora più appetibile nella scorciatoia per abbassare il costo del lavoro”- sostiene il segretario regionale della Uil, Vaccaro.
Si vuole del resto ricordare che lo stage o tirocinio formativo è stato concepito per offrire al tirocinante un’esperienza in azienda con lo scopo unico di fornire strumenti adeguati di apprendimento e formazione.
“Purtroppo troppe volte e in troppi casi la realtà si discosta da questa indicazione e lo stage diviene un vero e proprio lavoro sottopagato, a titolo gratuito, dove lo stageur ha tutti i doveri del lavoratore dipendente, (stipendio a parte): conosce la fatica, l’ansia, i lunghi orari, e quasi nessun diritto.
Giovani che si trovano anche a “rattoppare” organici di aziende, per esempio in concomitanza con ferie o maternità, e spesso vengono richiamati anche a ruoli di responsabilità che mai dovrebbero indossare”- continua Laura Tullipano, segretaria della Uil Giovani.
Così lo strumento per accrescere saperi e professionalità dei giovani diventa lavoro servile e in particolar modo in periodo di forte contrazione economica come questo che stiamo vivendo dove non a caso proprio tirocini e stage hanno raggiunto un incremento impressionante.
“Lavoro atipico” in espansione che recluta una generazione di giovani, spesso anche laureati, e li invita ad entrare come “apprendisti a costo zero”: una generazione che lavora gratis, alimenta fatturati e non aspetta la busta paga a fine mese.
Del resto, un atto di tal natura rappresenta un dietro-front da parte del governo che si era impegnato con le parti sociali ad un confronto per il rilancio dell’apprendistato, riconosciuto come lo strumento strategico per combattere disoccupazione giovanile, oltre che per formare il capitale umano delle imprese di domani, capace di porre un freno all’abuso dei tirocini.

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