“Legambiente Basilicata con una lettera inviata al Presidente della Regione, al presidente del Consiglio Regionale e agli assessori all’Ambiente ed alle Attività produttive invita pertanto la Regione a fare fronte comune con le altre regioni italiane che già si sono prontamente schierate contro le ipotesi di perforazione a mare per concordare le migliori e più incisive forme per impedire questo ulteriore scempio nei nostri mari”. E’ quanto si legge in un comunicato stampa. L'organizzazione ambientalista ha ricordato che ''i consigli
regionali di Veneto, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo e Marche si sono fatti promotori della richiesta di abrogazione, tramite referendum popolare, dell'articolo 35 del decreto 'Cresci Italia'''.
“Se non si bloccano per tempo tutti i procedimenti autorizzatori per la prospezione, ricerca ed estrazione di petrolio che erano stati bloccati dal decreto 128/2010 approvato dopo l’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico – si legge – il mare italiano potrebbe ritrovarsi con 70 nuove piattaforme di estrazione di petrolio, che si sommerebbero alle 9 già attive per un totale di 29.700 kmq di mare.
Nel 2011 in Italia sono stati estratti 5,3 milioni di tonnellate di petrolio, di cui 640mila tonnellate dai fondali marini dalle nove piattaforme marine di estrazione petrolifera attive. L’Adriatico, in particolare quello centro meridionale, è tra i mari più a rischio. Attualmente, infatti, circa la metà del petrolio estratto proviene da qui e i permessi di ricerca già rilasciati sono 7 e si estendono su un area marina di circa 2.768 kmq. Nel prossimo futuro si aggiungeranno le 14 istanze di ricerca presentate, e in approvazione, dalle società petrolifere. Anche lo Jonio, protetto fino allo scorso anno da ogni attività petrolifera, è interessato oggi da 7 richieste per la ricerca di petrolio per un totale di 3942 kmq, dopo che il recepimento delle direttive europee sulla tutela penale dell’ambiente e sull’inquinamento delle navi a luglio 2011 ha riaperto alle trivelle l’area del Golfo di Taranto. Per la Basilicata è necessario una forte azione in sinergia fra Regione ed Enti locali per bloccare ogni ipotesi di ulteriore attività estrattiva sul territorio regionale, in particolare in quelle aree a forte vocazione naturale o caratterizzate da attività economiche, come quelle agricole, turistiche, ecc., che sono difficilmente compatibili con la presenza dell’industria estrattiva ed il mar Jonio è sicuramente, fra gli altri, l’ambiente più fragile da preservare e proteggere ad ogni costo".
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