Per il vice presidente del Consiglio regionale “per Pisticci la produttività è alta con in media alcune centinaia di affari contenziosi civili l’anno ed altrettante di dibattimenti penali, oltre ad esecuzioni mobiliari”
“La soppressione di tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale, di cui quella di Pisticci, decisa oggi dal Consiglio dei ministri, nonostante le richieste di mantenimento siano state sostenute in molti casi, tra cui quello di Pisticci, attraverso valide motivazioni da Regioni, enti locali, organi professionali, comitati di cittadini, è ancora più inaccettabile per le ragioni esposte dal ministro alla Giustizia Severino, secondo cui l’esperienza sin qui fatta dimostrerebbe che si tratta di un modello organizzativo precario ed inefficiente sotto il profilo della produttività e della carenza di specializzazione, con un impiego di risorse spropositato rispetto alle esigenze”. E’ quanto sostiene il vice presidente del Consiglio regionale Nicola Benedetto (Idv) sottolineando che “per Pisticci la produttività è alta con in media alcune centinaia di affari contenziosi civili l’anno ed altrettante di dibattimenti penali, oltre ad esecuzioni mobiliari. Tanto dimostra l’efficienza, che non in maniera certa e assoluta si trasferirebbe in toto al tribunale di Matera che non è in grado di assorbire l’attività giudiziaria derivante da Pisticci”.
“Pertanto la tesi del Ministro Severino – aggiunge il vice presidente del Consiglio regionale – basata su presunti risparmi ed efficienza della giustizia è facilmente contestabile in quanto non è sufficiente ridisegnare la geografia giudiziaria del Paese come se si trattasse di procedere ad un semplice disegno di confini amministrativi se poi, come nel caso della sezione di Pisticci non si tiene in debita considerazione la produttività in ordine alle sentenze nel civile e nel penale. A questo punto diventerà più difficile affermare il principio di diritto di prossimità della giustizia che può essere realmente garantito solo con la permanenza del tribunale, un presidio giudiziario imprescindibile per il territorio, non solo come nel caso dei sei tribunali “’salvati’”, per la presenza di organizzazioni mafiose, come se questa possa essere l’unica ragione per tenere in vita un tribunale che invece è un indispensabile presidio dello Stato di prevenzione, di legalità e di giustizia al fine di fronteggiare il fenomeno della piccola e grande criminalità e dare risposte in tempi ragionevoli alle esigenze dei cittadini”.