Termocamere per monitorare i cinghiali

Presentate ieri al Parco Appennino Lucano nuove tecnologie per misurare sul territorio la presenza della popolazione di ungulati prima e della fauna selvatica dopo, nell’ambito della collaborazione tra l’Ente e il Dipartimento Dagri dell’Università di Firenze.

Si è svolta ieri mattina nella sala conferenze del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese la presentazione della settimana di ricerche sul campo nell’ambito della collaborazione tra l’Ente Parco e il Dipartimento Dagri dell’Università di Firenze.
In una settimana saranno una ventina gli studenti che vivranno l’esperienza di studio sul campo della biodiversità del Parco.
In particolare, in questa prima settimana di ricerche, gli studenti insieme ai loro docenti sistemeranno sul territorio del Parco ed, in particolar modo, nell’area compresa nei Comuni di Grumento Nova, Spinoso, Moliterno, Tramutola e Castel Saraceno quasi 200 km di transenne.
Gli studenti, con sei termocamere, tramite il sistema di Distance-Sampling realizzeranno un completo monitoraggio della presenza di cinghiali e della densità della loro popolazione nel territorio del Parco.

“E’ la prima volta in assoluto – ha dichiarato Antonio Tisci, Presidente dell’Ente – che un Parco Nazionale realizza un progetto di monitoraggio così ampio per quanto concerna la fauna selvatica. Questa metodologia, ideata dalla dott.sssa Franzetti per ISPRA, è stata fino ad ora utilizzata soltanto per monitorare la presenza di fauna nella tenuta presidenziale di Castel Porziano. È quindi, per noi un grande orgoglio utilizzare questa innovativa metodologia di ricerca nel nostro territorio”.
“Con questo studio che poi estenderemo anche ad altri animali – ha proseguito Tisci – avremo la fotografia più completa possibile sulla presenza di cinghiali nel territorio del Parco. Con la dichiarazione di fuoriuscita dalla ‘Peste Suina Africana’ siamo usciti dall’emergenza sanitaria ma ancora è necessario agire per ridurre la presenza di cinghiali sul territorio. L’uscita dalle aree di restrizione ci consentirà anche di avviare con maggiore forza la filiera dei cinghiali”.

“È opportuno evidenziare – ha concluso Tisci – che il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano nell’ultimo anno ha avviato importanti progetti di ricerca che mai si erano realizzati nel nostro territorio. Il centro studi di Spinoso, la ricerca sull’Ululone e oggi il progetto di collaborazione con l’Università di Firenze indicano una sempre maggiore attenzione per la tutela della biodiversità proprio partendo da dati scientifici e non da visioni ideologiche. Il risultato è che il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano sta diventando anche un luogo di attrazione per i ricercatori italiani e tutto ciò non può non riempirci di orgoglio.”

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