“Si continua a dare una rappresentazione dei fatti distante dalla realtà attraverso una semplificazione strumentale di quanto sta accadendo. La vertenza Arpab richiede complessità di analisi e complessità di risposte rispetto alle quali è però doveroso porsi una preliminare domanda: come mai si è aspettato sino a oggi per far risorgere dalle ceneri la questione delle lavoratrici e dei lavoratori interinali Arpab? E su questo solo la Regione Basilicata e l’Arpab, ovvero chi fino a oggi ha tessuto le fila del Masterplan e della sua attuazione, possono e dovrebbero dare una risposta chiara e trasparente”. Lo sostengono in una nota congiunta i segretari generali di Basilicata di Cgil, Angelo Summa e Uil, Carmine Vaccaro. “Sciolto questo nodo preliminare ma non dirimente – proseguono i due sindacalisti – resta il tema vero che è quello della finalità e della ratio stessa del Masterplan. Se l'obiettivo del Masterplan era ed è il potenziamento dei controlli ambientali e delle attività di monitoraggio ambientale in una logica aggiuntiva rispetto alle attività istituzionali proprie dell'Arpab, ben si comprende che tale potenziamento non può essere sostitutivo rispetto a quelli che dovrebbero essere i normali standard di attività. Non è cioè immaginabile pensare di sostenere le attività dell'Arpab attraverso risorse economiche e umane che hanno in sé il carattere della temporaneità. Ad attività istituzionali ordinarie e continuative non possono far fronte risorse economiche che hanno carattere eccezionale e temporaneo ed è di lapalissiana evidenza che il massiccio ricorso al lavoro in somministrazione non può essere una soluzione a carenze di natura strutturale. Questo territorio necessita di continuità nell'attività di controllo e monitoraggio ambientale, continuità che può essere garantita da continuità di risorse e da continuità negli assetti strutturali dell'ente che, è bene ricordarlo, con risorse e mezzi propri dovrebbe assicurare il raggiungimento di livelli essenziali nelle prestazioni tecniche ambientali (Lepta), ovvero standard qualitativi e quantitativi omogenei in tutto il territorio nazionale nell'ambito dei livelli essenziali di tutela sanitaria. Si riprogrammino i fabbisogni assunzionali dell'Ente in funzione di una riprogettazione che dia strutturalità alle attività istituzionali e si dia corso a procedure concorsuali, liberando i lavoratori dal ricatto e dalla precarietà . Queste sono le risposte che merita la nostra regione in termini di salvaguardia ambientale e queste sono le risposte che si attendono i lavoratori cui bisogna dare una prospettiva di stabilità lavorativa, al di fuori di logiche di facile compiacenza e di breve respiro. Basta utilizzare il giusto diritto dei lavoratori ad avere un lavoro stabile – concludono Summa e Vaccaro – per avvallare procedure illegittime con l’esigenza dei controlli”.