Social, Lamorte: le catene di Sant’Antonio impazzano sul web

La Presidente del Corecom: “Chi fa partire le catene di Sant’Antonio non fa altro che invogliare ad ‘esprimerci’, invitando, in modo sottile, a dichiarare ciò che interessa, piace o preoccupa”

&ldquo;Le &lsquo;catene di Sant&rsquo;Antonio&rsquo; lanciate sui social non hanno il nobile fine di sensibilizzare, ma pi&ugrave; che altro quello di svolgere indagini di mercato&rdquo;. A puntualizzarlo &egrave; la presidente del Comitato regionale per le Comunicazioni della Basilicata, Giuditta Lamorte.<br /><br />&ldquo;Vista la crescente importanza dei social network nel marketing mix di molte aziende &ndash; continua – le indagini on – line sono un ottimo modo per capire a quali canali dei social network occorre prestare maggiore attenzione. Sui social network sono tornate di moda le catene di Sant&#39;Antonio: dalla &lsquo;Nek-nomination&rsquo;, all&rsquo; &lsquo;Ice Bucket Challenge&rsquo;, fino ad arrivare alla &lsquo;Book nomination&rsquo; o altre ancora e servono a disegnare i profili degli utenti ai fini commerciali&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Gli italiani &ndash; riferisce la Presidente del Corecom – sono connessi in media per quasi 5 ore al giorno, con ricerche, chat, social network; sul pi&ugrave; importante, che &egrave; Facebook, l&rsquo;italiano medio trascorre circa due ore ogni giorno. Esistono app(licazioni), giochi e test che girano su Facebook, attraverso i quali si comunicano al social le nostre preferenze: dalla bibita, all&rsquo;autore, al tipo di ricerca medica, rendiamo note le nostre preferenze e lo facciamo con la massima disinvoltura. Sarebbe, per&ograve;, opportuna &ndash; sottolinea Giuditta Lamorte – un p&ograve; di attenzione in pi&ugrave;. I social, &egrave; bene ricordarlo, non sono veramente gratis, tutte le nostre informazioni, i nostri likes, le parole (chiave) che usiamo hanno un prezzo, basta vedere i tipi di pubblicit&agrave; che compaiono, navigando, dopo aver svolto una ricerca o messo un &lsquo;mi piace&rsquo; o usato per pi&ugrave; volte una stessa parola-chiave&rdquo;.<br /><br />&ldquo;I social lavorano sull&rsquo;esposizione della privacy, in rete l&rsquo;anonimato non esiste e le azioni che compiamo, come condividere una catena, spesso motivate dall&rsquo;interesse, dalla premura di aiutare qualcuno o di tutelare il nostro profilo, o dal desiderio di fare prevenzione su temi e/o situazioni particolarmente delicate, non sempre, o quasi mai, hanno fini meritevoli di apprezzamento, ma il pi&ugrave; delle volte sono pure e semplici indagini di mercato che fanno leva sulla sensibilit&agrave; degli utenti&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Chi fa partire le catene di Sant&rsquo;Antonio &ndash; conclude Giuditta Lamorte – non fa altro che invogliare ad &lsquo;esprimerci&rsquo;, invitando, in modo sottile, a dichiarare ci&ograve; che interessa, piace o preoccupa per meglio definire il nostro profilo commerciale nel vasto settore della new economy&rdquo;.<br />

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