Il sindaco di Lavello, Antonio Annale chiede alla Regione Basilicata di assegnare i contributi che deve al suo Comune. “Tali contributi insieme alle somme incassate direttamente dai Comuni (Tarsu, Imu, Tosap, Oneri di Urbanizzazioni, ecc..) – sostiene in una nota – formano il bilancio dell’Ente che permette allo stesso di erogare tutti i servizi resi alla Comunità, (mense scolastiche, assistenza agli anziani, attività culturali, opere pubbliche, manutenzioni, pagamento degli stipendi ai dipendenti comunali, servizio raccolta rifiuti).
Se queste erogazioni non avvengono si provocano dei grossi disagi, si bloccano i servizi, non vengono assicurate le normali funzioni dell’Ente, cosa che già avviene in alcuni comuni.
Tra le varie leggi di stabilità e la cosiddetta spending review, e i continui tagli agli enti locali, il Comune di Lavello sta rimediando a questi mancati trasferimenti con proprie risorse e con le anticipazioni di cassa da parte della banca (pagando gli interessi), per la maggior parte si tratta di finanziare interventi sulla spesa sociale e che se non corrisposti minano all’intero tessuto sociale del Comune.
Ad oggi le risorse che la Regione deve al Comune di Lavello sono pari a € 823.000,00. Continuando cosi vengono mortificati tutti gli sforzi e i percorsi virtuosi che in questi anni si sono attivati per cercare di assicurare i servizi alle nostre comunità”.
“L’auspicio – aggiunge Annale – è che da parte del Governo Regionale vi sia la consapevolezza della grave situazione che si sta compiendo ai danni dei Comuni che pagano, purtroppo, il prezzo di essere la istituzione più vicina ai cittadini e che in questo momento storico sono le uniche a non avere responsabilità sul fronte degli sprechi e delle risorse pubbliche impiegate, ma pagano lo scotto dei tagli indiscriminati che fa il governo e costringe ad aumentare continuamente le tasse per assicurare i servizi ai cittadini.
Nei prossimi giorni valuterò anche l’ipotesi più estrema di consegnare al Prefetto la delega alle funzioni di ufficiale di governo perché in queste condizioni non è possibile garantire la normale amministrazione e i servizi essenziali”.
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