“Il lancio del progetto di cooperazione Basilicata – Veneto può contribuire ad affrontare con approcci moderni e attuali la grave crisi che attanaglia il sistema consortile lucano commissariato da tempo. Il progetto ha una dotazione finanziaria di 750 mila euro (di cui 300 mila a carico della Basilicata), e comprendeva anche l'Abruzzo che recentemente ha rinunciato. L'attività di ricerca è propedeutica alla definizione di un progetto pilota entro 18 mesi. Il trasferimento delle buone pratiche dal Veneto potrebbe anche cominciare da subito con la realizzazione di un solo consorzio o agenzia regionale”. A sostenerlo Pietro Simonetti, presidente Centro studi e ricerche economico-sociali. “l Consorzi di Padova e Verona, gli unici della regione e dei cinque del Nord Italia, sono federati da tempo e gestiscono anche aziende manifatturiere per 70 mila unità occupate contro i 16 mila (oltre la metà del settore auto) della nostra regione. Padova ha la più grande area del Nord/Est con 10milioni di mq e Verona anche il più grande interporto italiano di 400 ettari. Si tratta di esperienze gestionali e produttive di grande livello. È auspicabile che nella fase di ricerca vengano anche affrontati alcuni nodi e questioni che hanno reso ancora più grave non solo la gestione dei consorzi ma anche le attività produttive, la qualità dei servizi e l'incapacità ad intercettare investimenti e il riutilizzo dei cento capannoni dismessi. Una delle prime questioni è il continuo indebitamento. Nonostante i continui interventi della Regione la situazione, in particolare della Asi di Potenza, è molto seria. Circa 18 milioni di debiti verso i fornitori istituzionali e verso l'azienda che gestisce i servizi. Recentemente la Regione, in sede di assestamento di bilancio, ha deciso di destinare un milione anno all'Asi Potenza, a fronte di un piano di risanamento. Sarebbe il caso, anche per essere coerenti con gli obiettivi definiti con il Veneto, di realizzare un solo Consorzio ed effettuare un bando per la ricerca degli esperti che dovranno realizzare il progetto, visto che i veneti utilizzeranno personale della loro Agenzia. In questo contesto si pone anche il problema dell'internazionalizzazione, uno dei capisaldi del Veneto. Quindi una sola struttura che provveda al lavoro sui mercati. Specie per il turismo dove i flussi rimangono sempre attorno alle 500 mila presenze anno”.
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