“Nel rituale asfittico confronto, per certi versi prevalente lamentatorio, privo di proposte e soluzioni, attorno alle case sfitte ed al calo demografico si inseriscono due dati importanti: il 6 per cento delle vendite nel settore immobiliare e l’aumento delle case sfitte”. Lo sostiene in una nota Pietro Simonetti, del Centro studi e ricerche economiche e sociali (Cseres), secondo il quale “sono le due facce della stessa medaglia di una situazione che risulta enunciata ma non affrontata come quelle del riuso, dell'offerta a giovani coppie, come ha fatto recentemente il Trentino, per l'ospitalità ai migranti, compresi i discendenti lucani all'estero, come hanno fatto alcune città in Spagna per i giovani di lingua madre”. In Basilicata ci sono “secondo gli ultimi dati Istat, 94.809 abitazioni non utilizzate, il 29,42 per cento del patrimonio totale. A Potenza sono circa 6000, in costante crescita. Che fare per il riuso e bloccare la perdita di valore e il declino strutturale e impiantisco delle stesse? Oltre agli esempi sopra citati occorre che qualcuno se ne occupi, progetti, trovi risorse e definisca comodati d'uso con i proprietari in buona parte emigranti all'estero e residenti il altre Regioni. Occorre una Agenzia, unificando gli attuali Ater e utilizzando la leva dei fondi UE per la messa in sicurezza, ristrutturazioni, manutenzione e quando necessario anche per evitare ulteriori costruzioni, uso del terreno. Per dare lavoro al ciclo delle costruzioni in un quadro di risparmio energetico domestico o condominiale. Questo taglio non si sostiene con gli spot: “Diamo una casa ad un euro”. Viceversa con fitti equi, incentivi, attività formative, il lavoro rifiutato dai residenti, la prospettiva di condizioni di vita, studio e lavoro diversi”.