Simonetti (Cseres) su memoria storica e ricerca

“Abbiamo assistito stamani a Potenza ad una utile riunione sugli archivi storici di Basilicata, prevalentemente dei Comuni e di qualche attività privata. Una riunione per meglio gestire l'uso delle risorse del piano annuale cultura, destinate alla conservazione di una piccola parte del patrimonio archivistico regionale, ancora non pienamente utilizzato e conservato in prevalenza in faldoni. La digitalizzazione è poco praticata. Basta osservare che l'Istituto di storia patria della Lucania, che possiede un ingente patrimonio, privilegia il cartaceo e non ha documenti on line. Una vera tortura per studenti, ricercatori e studiosi. Come l'Istituto di storia sul mezzogiorno. Tutto questo nonostante i progetti di digitalizzazione approvati a suo tempo dalla Regione e da altri enti”.
E’ quanto dichiara con una nota Pietro Simonetti del Centro studi e ricerche economiche e sociali (Cseres).
“La memoria – continua – può essere conservata, censita, archiviata nelle diverse modalità esistenti comprese quelle informatiche. Il punto e': chi governa il tutto per ottenere il massimo di conservazione, gestione della memoria e fruizione? La memoria custodita per non essere fruita è come un libro senza lettore. In questo contesto, dopo che abbiamo scoperto che tutta la documentazione della Prefettura di Potenza, degli anni sessanta e settanta del secolo scorso, non risulta versata all'Archivio di Stato, risulta necessario capire dove sono finite le carte di un periodo nevralgico per il Paese e la Basilicata”.
“Infine – conclude- per ricentrare la ricerca e il confronto storico ,fermo in Basilicata al 1979,con qualche propaggine al brigantaggio, alla grande guerra e con piccole incursioni sugli anni 50- 60 e 70, occorre un luogo specifico che si interessi di lavoro, lavoratori, disoccupati: in sintesi quelli che hanno prodotto la storia. Ci stiamo lavorando."

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