Sequestrati alimenti a Filiano e a Bari, plauso della Coldiretti

 Un plauso da parte della Coldiretti di Basilicata agli uomini del Corpo Forestale dello Stato che ieri, parallelamente e in due operazioni diverse, hanno dimostrato ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, che il nostro Paese è inondato di produzioni estere che vengono poi trasformate in Italia senza l’indicazione dell’origine delle materie prime.
Ieri infatti, a Bari, centinaia di cerealicoltori erano a presidiare le attività di sbarco di grano nel porto, presidio effettuato durante il controllo del Corpo Forestale delle Stato, che ha fermato tir e camion e, dopo il controllo documentale, ha effettuato una prima analisi delle micotossine attraverso un kit innovativo all’interno della postazione mobile allestita per l’occasione.
Un centinaio gli imprenditori lucani, guidati dal Presidente e dal Direttore Regionale della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto e Francesco Manzari e dal Presidente e dal Direttore Provinciale della Coldiretti di Potenza Teodoro Palermo e Franco Carbone, che si sono uniti ai colleghi pugliesi al sit-in di protesta all’ingresso del porto, per dire basta agli inganni e denunciare le storture nel mercato cerealicolo. In un caso poi, effettivamente è stata rilevata una partita di grano, sequestrata, avente un carico di micotossine davvero elevato.
Quasi in contemporanea, a Filiano, uomini del Corpo Forestale di stanza alla Badia di San Michele Arcangelo a Monticchio, di concerto con la ASP di Potenza, hanno avuto modo di intercettare, e sequestrare, tre quintali di cagliata avariata destinata a caseifici lucani, sistemati in sacchi di plastica all’interno di un automezzo per il trasporto di carburanti.
E il Presidente Regionale della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto ha così affermato “Una mozzarella su quattro in vendita in Italia non è ottenuta direttamente dal latte, ma da semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono dall’estero senza alcuna indicazione nell’etichetta dell’alimento da queste ottenuto. Sono questi i comportamenti che provocano una distorsione del mercato, deprimono i prezzi pagati agli allevatori italiani e causano la chiusura degli allevamenti. Analogo discorso vale per i cereali, e l’esperienza fatta ieri al Porto di Bari, dimostra la sostanza delle nostre richieste: l’origine della materia prima impiegata è necessario che debba essere scritta in modo chiaro e leggibile nell’etichetta dove ancora manca; per rispondere adeguatamente a questa escalation di truffe e inganni e salvare il Made in Italy non c’è più tempo da perdere, al fine garantire la trasparenza dell’informazione e la salute dei consumatori”.
bas04 

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