Per il consigliere regionale del Pd “l’applicazione dell’articolo 18 ripristina la gerarchia dei beni da tutelare e si conferma strumento giuridico essenziale in una fase in cui si tenta di legittimare lo scambio ineguale fra lavoro e diritti”
“Se a qualcuno non erano chiari il valore e la funzione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, la sentenza della Corte di Appello di Potenza, che ordina il reintegro nel posto di lavoro dei tre operai della Fiat Sata di Melfi, li rende evidenti e incontrovertibili”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pd, Vincenzo Santochirico.
“Nel momento in cui – continua Santochirico – emergono sistematiche violazioni e compressioni dei diritti nel tentativo di eliminare qualsiasi attività volta a tutelare le condizioni di lavoro per affermare un dominio assoluto che mortifica la dignità e lede persino la salute, l’applicazione dell’articolo 18 ripristina la gerarchia dei beni da tutelare e si conferma strumento giuridico essenziale in una fase in cui si tenta di legittimare lo scambio ineguale fra lavoro e diritti. La campagna ideologica contro la tutela reale del posto di lavoro è sempre più pretestuosa. Se fosse abrogata o ridimensionata, non si avrebbe alcun incremento occupazionale, ma soltanto l’estensione e l’intensificazione di quei metodi rudi e coattivi che sono stati svelati e conosciuti in questi giorni su stampa e rete, gettando ombre sulla fabbrica “modello”, che la stesa azienda farebbe bene a sconfessare e rimuovere. Di qui l’invito, rivolto insieme ad altri consiglieri, al presidente della Regione di compiere un passo formale verso la Fiat. L’insistenza del governo Monti sull’articolo 18 è sospetta. Accresce la responsabilità di chi ha nel suo Dna politico la difesa del lavoro e dei diritti”.