Il consigliere regionale del Pd critica il provvedimento approvato ieri dal Consiglio regionale, che a suo avviso in alcune parti rischia di rischia di contribuire ad alterare significativamente gli assetti urbani
“Non ho votato la nuova legge sul Piano Casa. Ho espresso perplessità e manifestato contrarietà che solo parzialmente si sono tramutate in modifiche al testo arrivato in Consiglio”.
E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pd Vincenzo Santochirico, che in una nota ricorda le sue principali perplessità sul testo approvato ieri dal Consiglio regionale: “L'estensione dei bonus edilizi (maggiorazioni volumetriche) agli edifici condominiali veri e propri (plurifamiliari e non solo, come era prima, mono o bifamiliari) – afferma l’esponente politico – rischia di compromettere l'equilibrio del tessuto edilizio urbano. La monetarizzazione degli standard di cui al DM 1444/68 (per esempio, spazi pubblici riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi) sacrifica la qualità della vita e del territorio a favore di cubature private, residenziali e non, (anche voluttuarie e non determinate necessariamente dal bisogno). Meno verde più cemento, se dovessi tradurlo in uno slogan. La mancanza di una preventiva definizione dei regimi urbanistici e dei limiti massimi ammissibili di premialità per i cd. ‘programmi di riqualificazione urbana delle are degradate’ esigerà un surplus di equilibrio e maturità dai Comuni per evitare che surrettiziamente si alteri significativamente l'assetto urbano, al di fuori di ogni quadro pianificatorio”.
“Si è invece riusciti – afferma ancora Santochirico – ad evitare addizioni volumetriche nelle zone “B” sature del DM 1444/68, a prescindere dal loro valore, mettendo al sicuro (lo spero), per esempio, a Matera, le aree consolidate realizzate in attuazione del PRG/75”.
Per il consigliere regionale del Pd “con la legge approvata si è voluto necessariamente intervenire anche sulla legge urbanistica regionale (23/99). In particolare, è stata rimossa la misura di salvaguardia, introdotta nel 2008 (quando ero assessore al ramo), che ‘sanzionava’ i Comuni inerti sul Regolamento Urbanistico (è bene ricordare che il R.U. avrebbe dovuto essere approvato sin dal 2001). Dopo aver resistito alle forti pressioni in tal senso, puntualmente ripresentatesi ad ogni legge di assestamento o finanziaria, molto a malincuore ho preso atto di tale maggioritaria volontà, riuscendo tuttavia a limitare l'attività edilizia (ri)consentita a quella prevista negli strumenti urbanistici già vigenti in ogni Comune, garantendo che almeno si rispettasse la volontà della rappresentanza democratica di ogni comunità. E ciò fino al 31/12/2014, nuovo termine fissato per l'approvazione del R.U., evitando anche che la Regione dettasse una normativa di dettaglio per il tempo successivo a tale scadenza, che avrebbe incoraggiato l'inerzia a livello comunale. Al tempo stesso, insieme ad altri colleghi, ho proposto un ordine del giorno, che è stato approvato, con cui si impegna la Giunta a stanziare fondi per le spese necessarie all'istruttoria e all'approvazione del Regolamento urbanistico”.
“La nuova normativa approvata consentirà il rilascio del settore edilizio, come, senza molta convinzione, hanno sostenuto i fautori della legge? Me lo auguro, anche se non ne sono convinto.
Ma ho evitato di oppormi radicalmente e ostruzionisticamente – afferma ancora Santochirico – sia per consentire un tale tentativo (evitando quanto più possibile ripercussioni negative sulla qualità della vita dei cittadini e sulla tutela del territorio), sia per evitare che il vuoto normativo regionale forse preso a pretesto per operazioni edilizie controverse. Ho invece voluto richiamare fortemente il Governo regionale e, in particolare il presidente, che non è intervenuto in un dibattito quanto mai delicato e rilevante, sull'esigenza di evitare che la Regione Basilicata, anche nel campo dell'urbanistica, rinunci alla qualità legislativa che l'ha contraddistinta, abdichi ad una politica di accorta programmazione, si abbandoni a logiche emergenziali. Se così facesse ogni discorso sulla tutela del paesaggio, urbano e non, diventerebbe chiacchiera da salotto. E aumenterebbe il discredito per una politica che impoverisce e svuota la sua capacità di governo. Si ridia, invece, impulso ad un profilo autenticamente programmatorio e riformatore della politica urbanistica. L'elaborazione del Piano Strutturale Paesaggistico, avviata nel 2009, è ferma da tre anni. L'assessore Mazzocco lo sta riprendendo. Lo faccia con forza e coraggio. E con la stessa predisposizione metta mano alla riforma della legge urbanistica rendendola al tempo stesso più snella e più esigente. E' un modo concreto per dare alla Basilicata quella qualità che può salvarla da ipoteche interessate e da attacchi sospetti, sempre incombenti e oggi più che mai pericolosi”.