Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia commenta il XXI Rapporto Pit salute a cura di Cittadinanzattiva
“Liste di attesa in crescita per visite specialistiche e accertamenti diagnostici, ticket sempre più cari e cure del territorio che arretrano piuttosto che migliorare, come sarebbe appropriato e lecito attendersi alla luce dell’entrata in vigore, da ben tre anni, del decreto 70 che destina l’assistenza ospedaliera alle acuzie”.<br /><br />E’ quanto dichiara, in una nota, il consigliere regionale Michele Napoli in relazione al XXI Rapporto Pit salute a cura di Cittadinanzattiva, pubblicato ieri l’altro e che costituisce la fotografia della sanità italiana scattata dai cittadini tra gennaio e dicembre dello scorso anno.<br /><br />“L’esigenza principale degli italiani che necessitano di cure – spiega l’esponente di Fratelli d’Italia – è quella di vedersi garantire una maggiore accessibilità ai servizi sanitari, infatti un italiano su tre, vale a dire il 37,3 per cento dei cittadini presi a campione dall’indagine, denuncia restrizioni nella possibilità di usufruire di prestazioni sanitarie (visite specialistiche, esami di laboratorio ed interventi chirurgici) a causa dei tempi di attesa e dei costi delle stesse, soprattutto quando si utilizza il canale dell’intramoenia”.<br /><br />“In Basilicata si registrano timidi segnali di miglioramento – sottolinea Napoli – con riguardo ad alcuni esami come mammografia ed ecodoppler (per i quali l’attesa al San Carlo è, rispettivamente, di 5 e di 9 mesi) ma persistono come scogli insormontabili i tempi di erogazione di altre prestazioni come una vista oculistica (dieci mesi l’attesa al San Carlo), una visita cardiologica (otto mesi l’attesa, sempre al San Carlo) o una risonanza magnetica con mezzo di contrasto che il San Carlo riesce a garantisce non prima di 5 mesi e mezzo”.<br /><br />“Altre note dolenti riguardano poi l’assistenza territoriale – aggiunge Napoli – con i cittadini che lamentano carenze di servizi tanto nell’assistenza primaria di base, ossia quella erogata dai medici di famiglia, con riguardo in particolare al rifiuto delle prescrizioni e all’inadeguatezza degli orari degli ambulatori rispetto alle esigenze dei cittadini, quanto nell’assistenza residenziale con riferimento ai costi eccessivi della stessa”.<br />“Problemi non nuovi, che il nostro sistema sanitario si trascina da troppo tempo – conclude il vice presidente del Consiglio regionale – e che potranno essere risolti solo mediante nuove politiche sanitarie caratterizzate da opportuni investimenti in ricerca e risorse umane, smettendola, una volta per tutte, di scaricare sulle tasche dei cittadini i costi dell’assistenza sanitaria”.<br /><br />L.C.<br />